Vegetariani depressi?

Non mangio carne (ma, ancora, pesce). Non interessa naturalmente a nessuno ma scrivendo di uno studio sulla possibile relazione tra vegetarianismo e depressione, mi sembra doveroso premetterlo. Lo studio, pubblicato sull‘attuale numero del Journal of affective disorders  comprende un campione di quasi 10.000 uomini (scozzesi) cui è stato chiesto di riportare dati sulle proprie abitudini alimentari e di redigere un questionario atto a individuare sintomi depressivi. Lo studio, corretti i possibili fattori socio-culturali confondenti, giunge alla conclusione che i soggetti vegetariani (che nello studio rappresentano il 3,6% del campione) hanno punteggi più elevati per sintomi depressivi (0,96) rispetto ai non vegetariani e un rischio maggiore (1,67) di punteggi al di sopra di 10 nel citato questionario rivelatore di depressione. I ricercatori, in un’intervista a Medscape ipotizzano che deficit nutrizionali, in particolare un deficit di vitamine (la vitamina B12) e/o di ferro possano essere responsabili per questa tendenza. La carne rossa è ricca di vitamina B12 e già precedenti studi avevano dimostrato che una carenza di folati e vitamina B12 aumenta il rischio depressivo mentre l’aggiunta di Vitamina B12 in popolazioni a rischio può ridurlo.
Tutto chiaro allora?
Nel già citato articolo di Medscape viene intervistata anche un’altra nutrizionista australiana, che pur riconoscendo che si tratta di un ottimo studio, aggiunge un doveroso caveat, valido peraltro per tutti gli studi: la correlazione non significa necessariamente causalità
The important caveat is that we don’t know whether it’s cause or effect for vegetarianism because a vegetarian diet may be associated with personality factors or other factors that might increase depression. That’s a caveat with any observational study: correlation doesn’t necessarily mean causation
La Dott.ssa Jacka insiste inoltre sulla possibilità di ridurre i sintomi depressivi grazie agli apporti nutritivi:
Findings from Dr Jacka and colleagues’ SMILES study were published earlier this year. SMILES was a randomized controlled trial that assessed a dietary support-group intervention in 67 adults with major depression.
After 12 weeks, the dietary support group showed significantly greater improvement from baseline on the Montgomery-Ǻsberg Depression Rating Scale (MADRS) than a “social support” control group.
In addition, 32% vs 8% of each group achieved remission, defined as a score <10 on the MADRS.
Cerco di riassumere e concludere da modesto psichiatra di provincia (che non mangia carne).
Gli studi citati così come molti altri recenti dimostrano che i nostri comportamenti alimentari hanno conseguenze rilevanti non solo sul nostro fisico (il vegetarianismo ad esempio riduce il rischio di malattie cardiovascolari) ma anche sul nostro stato psichico, sia in positivo che in negativo. È notoriamente utile avere un’alimentazione equilibrata ed integrare eventuali carenze che possano derivare dall’esclusione di determinati cibi. È dunque saggio per chi ad esempio è vegetariano controllare con un banalissimo esame del sangue i propri livelli di ferro e vitamine in particolare B12 e farseli se necessario prescrivere se in difetto. Se è in parte vero, che “siamo ciò che mangiamo” e i batteri che ne derivano”, mi sembra però semplicistico ridurre tutto all’alimentazione. Vi sono infiniti altri fattori psicologici, sociali, culturali che possono giocare un ruolo analogo o maggiore. Il significato che ciascuno di noi attribuisce inoltre al cibo così come a mille altre cose è straordinariamente diverso (per fortuna) da una persona all’altra. È proprio dalla visione integrata e non parziale di tutti questi fattori che riusciamo a comprendere la nostra straordinaria complessità e a mettere, almeno parzialmente rimedio, a carenze sia fisiche che mentali. E anche a rispettare un po’ di più, per chi lo vuole, i diritti degli animali nostri simili, con cui dividiamo la terra e con i quali veniamo invitati da Lorraine Daston e Gregg Mitmana a pensare
Immagine: foto personale
Suggerimento musicale: Sant Saëns, Il carnevale degli animali, il cigno Yo yo ma