Psichiatria futura

Qual’è il compito della psichiatria? Me lo chiedevo rileggendo Marco e Mattio, il bel romanzo di Vassalli, un grande scrittore italiano purtroppo un po’ dimenticato,da poco scomparso. Il romanzo è ambientato nel Veneto di fine 700, quando la Serenissima era ormai al suo declino e la fame tra i suoi cittadini al suo Zenith. I poveri, soprattutto nelle campagne, altro non avevano che granturco e polenta per sfamarsi. E per la conseguente mancanza di vitamine (del gruppo B, in particolare la niacina o PP Pellagra Preventiv) sviluppavano (in percentuali che arrivavano fino al 30% della popolazione totale) la pellagra, la malattia delle 3 D: dermatite, diarrea e demenza, cui seguiva presto la quarta D, il decesso. Nonostante le cause fossero state individuate già all’inizio dell’800  ci volle, almeno in Italia, un secolo per sconfiggere la malattia. A farne le spese tra i tanti altri fu anche Mattio Lovat, il protagonista del romanzo, un povero ciabattino di Zoldo, che è divenuto, a sua – sincera – insaputa, oggetto di svariate pubblicazioni mediche del tempo, di dubbio valore scientifico, ma certo storiografico. Mattio infatti dopo un’esistenza di dolore e di sacrificio nella sua sempre più povera Val di Zoldo, sviluppa, in quella burrascosa epoca di transizione ricca di inaspettate libertà e altrettanto feroci delusioni, un delirio di grandezza e di auto-punizione insieme, che lo porta prima ad evirarsi e poi a auto-crocefiggersi quale novello Gesù per andare poi a morire nel 1805 nel manicomio di Venezia, a S. Servolo. Vassalli, che ri/costruisce l’avventura umana di Mattio con sensibilità e profondità psicodinamica degne di Borgna, nel commentare la ridda di diagnosi che gli psichiatri del tempo affibbiarono, a distanza, al povero ciabattino, se la prende con “la vacuità della terminologia medico-scientifica, che riesce a dire nulla in mille modi diversi, uno più solenne ed enfatico dell’altro” e definisce la psichiatria “la più futile delle scienze umane”.
Dai tempi di Mattio la psichiatria ha per fortuna fatto, grazie anche alla psicanalisi ed alla fenomenologia, enormi progressi sia nella comprensione dei pazienti che nel loro trattamento e, pur continuando a disputare sulle terminologie (ora del DSM V), ci cura e ci guarisce (completamente) ora con percentuali che ad esempio per la depressione superano l’80%. Rimane certo ancora moltissimo da fare ma le prospettive per gli anni a venire sembrano entusiasmanti. Quali sono concretamente? Le illustra un bell’articolo del Psychiatric Times incentrato sulle straordinarie possibilità che può offrire una nuova scienza convergente, in cui cioè svariate discipline ma anche diverse risorse, mezzi, tecnologie convergono e si integrano a vicenda su un tema ovvero la risoluzione di un problema.

Convergence science is defined as the merging of distinct technologies, industries, tools, disciplines, or devices into a unified whole to create new pathways and opportunities. Convergence relies on a new integrated approach to solving problems too complex for any single discipline.

Sharp and Langer descrivono tali convergenze come la terza rivoluzione nella biomedicina dopo quella molecolare/cellulare e quella genomica. Una rivoluzione destinata a aprire nuove strade e frontiere ma basata su un principio di catalizzazione antico, definito appunto come effetto Medici proprio poiché ispirato al contributo che la celebre famiglia diede allo sviluppo del Rinascimento radunando poeti, filosofi, scienziati, pittori e altri artisti di ogni genere. Da simili processi di creazione e di ibridazione tra discipline diverse si prevede nascano nuove modalità di conoscenza e di cura del funzionamento cerebrale.

“we believe a renaissance in psychiatry can be delivered by facilitating interactions, research, and innovations between clinical neuroscientists, molecular biologists, big data scientists, roboticists, imagers, public health experts, economists, and user interface and gamification experts.”

I campi e gli esempi che gli autori citano sono molteplici:

– L’utilizzo dei big data provenienti dal corpo: new generation of devices to provide objective measures to augment patients’ reports of their symptoms. Imagine devices developed to provide continuous assessment of mental state… Passive data such as voice analytics, facial expression monitoring, actigraphy, and engagement of social networks could indicate the onset of depression or mania
– Nuove protesi informatiche: Implanted devices for the management of hallucinations and obsessive thoughts may seem like science fiction, but with the engineering of wireless, miniaturized electrodes, a new era is emerging for interventional neurology as well as psychiatry.
– Psichiatria (bio-psico-neurobiologica) personalizzata sia nella diagnosi che nella terapia: Convergence may include…. the integration of biological, psychological, sociocultural, and environmental data into a more comprehensive, individualized portrayal of diagnosis (ie, precision medicine).
– Mobile Health: There is an increasing interest in electronic mental health interventions given enhanced computing power and the widespread availability and use of smartphones….Massive open online interventions for mental health
– Robotica: The field of socially assistive robotics in mental health, whereby robots assist patients through social interactions (eg, companionship, as therapeutic partner and/or coach), is receiving greater attention

Scenari che mettono le vertigini, affascinanti e un po’ inquietanti insieme. Da una parte la possibilità per la psichiatria di svilupparsi in sincronia con le scienze naturali e di offrire un aiuto concreto, liberandosi definitivamente dalla “futilità”, dall’altra, in assenza di un adeguato spirito critico, il pericolo di un interventismo facile e di un controllo (digitale) esasperato.
Al centro del dibattito e soprattutto della psichiatria spero comunque rimanga il dialogo, quello che è mancato al povero Mattio almeno quanto la vitamina B.