Leggo sui giornali italiani che 13 milioni di italiani andrebbero dai maghi. Luca Sofri peraltro si domanda, a ragione, quale sia l’attendibilità di tali cifre visto che le inchieste che le sostengono appaiono piuttosto oracolari e i titoli dei quotidiani al riguardo si ripetono praticamente invariati da anni.
Leggo sull’inserto psichiatrico della rivista medica svizzera Medical Tribune un articolo sui possibili effetti collaterali della psicoterapia, dal titolo ad effetto (collaterale?) “Quanto è dannosa la psicoterapia?” Anche qui la pubblicazione della notizia, peraltro nota, torna, in questa o in analoghe forme, ciclicamente. Già nel dicembre 2012 lo Zeit online titolava “Foglietto illustrativo per la psicoterapia” riferendosi alla scherzosa e provocatoria proposta del presidente della società degli psicologi tedesca (DGPs) nonché docente di psicologia clinica e psicoterapia all’Università di Bochum, Jürgen Margraf, di avvertire i pazienti dei rischi e degli effetti collaterali della psicoterapia con un foglietto illustrativo analogo a quello dei farmaci.
Ora il Prof. Linden – autore con Bernhard Strauß, Marie-Luise Haupt, Sophie Kaczmarek – di un approfondito studio su effetti indesiderati, effetti collaterali e sviluppi distorti della psicoterapia parte dalla constatazione che il tema è stato a lungo ignorato e “silenziato” proprio dai terapeuti, feriti nel loro narcisismo quando devono riconoscere gli effetti negativi del loro operato. Il professor Linden e colleghi hanno intanto cominciato ad occuparsi di quello altrui ed hanno messo a punto, con psichiatrico quanto tedesco amor dell’ordine, un questionario per raccogliere e ordinare sistematicamente gli effetti collaterali della psicoterapia. I problemi cominciano, come sempre, con le definizioni che appaiono, a ragione, ispirate al tommasiano distingue saepe (effetti indesiderati, conseguenze negative, effetti collaterali, danni da imperizia, assenza di risposta alla terapia, peggioramenti della malattia, rischi terapeutici, controindicazioni) e sulle quali non è certo qui il caso di soffermarsi – l’innamoramento nel/lla terapeuta in che categoria va messo? La portata delle conseguenze diventa però molto più facilmente intuibile se si passa agli esempi degli effetti collaterali primo tra tutti quello dei falsi ricordi, soprattutto di abusi sessuali. Basti dire che negli USA esiste già una False Memory Syndrome Society che si occupa principalmente – e con notevole successo – di denunziare terapeuti a nome dei pazienti danneggiati appunto dai falsi ricordi. Sono stato io stesso testimone di gravi conflitti familiari indotti da infondati sospetti di molestie sessuali evocati durante le molto discusse e discutibili costellazioni familiari di Bert Hellinger
E io? ho indotto o assecondato involontariamente anch’io falsi ricordi nelle mie certo più convenzionali sedute? Quanti/e pazienti ho involontariamente ferito essendo rimasto troppo distante e quante/i ne ho danneggiato essendomi avvicinato troppo alle loro ferite? Quanti pazienti non saputo o voluto capire?
Più facile tornare agli altri.
Che frequenza hanno gli effetti collaterali della psicoterapia? e quali sono? Un primo piccolo studio condotto dalla Prof. ssa Einsle all’Università Tecnica di Dresda su 70 pazienti ambulatoriali (3/4 donne, perlopiù con disturbi d’ansia e disturbi affettivi) evidenzia che l’84% dei/lle pazienti lamentavano almeno un effetto indesiderato, perlopiù un peggioramento temporaneo dei sintomi. Il 17% dei/lle pazienti si sentivano poi feriti/e dalle affermazioni del terapeuta. Nello studio in questione sono, contrariamente alle aspettative, le terapeute ad indurre più frequentemente nei/lle pazienti effetti indesiderati – absit iniuria exitis – forse a causa della maggiore capacità empatica, che potrebbe comportare una riduzione della distanza terapeutica.
Torno ai maghi (italiani) che con i terapeuti (tedeschi) non c’azzeccano apparentemente nulla. Però. Come terapeuta porto con me, oltre alle doverose esigenze di scientificità, una ricca (e non sempre facile) eredità di parenti, curatori, medici d’anime e anche di maghi. Chiarisco subito a scanso di equivoci. È un cammino durato secoli quello che ha consentito di sottrarre l’occulto alle stelle e di osservarlo con tollerante comprensione dove sta. Dentro di noi, (anche) come inconscio, grazie alla geniale intuizione di Freud, che sembra venir sempre più convalidata dalle attuali neuroscienze
Pur tra errori e manchevolezze, presunzioni e colpe, è stata possibile un’evoluzione dall’aspettativa passiva della divinazione all’illusione manipolatoria della magia fino alla faticosa ma quanto mai preziosa ed efficace realtà umana e scientifica del rapporto terapeutico attuale. Che è prima di tutto (dal greco therapeia) servizio , cura, nel senso originario appunto di prendersi cura di chi ha bisogno. Una cura che si è a sua volta evoluta secondo procedure codificate e sempre più sottoposte al vaglio della scienza in un equilibrio sempre precario e tutt’altro che facile tra le ragioni di obiettività della scienza e quelle soggettive dell’individuo. A beneficiarne dovrebbe essere il paziente, colui che patisce, non solo la sofferenza psichica ma anche le difficoltà di una trasformazione terapeutica per superarla. A lui dobbiamo serietà scientifica – forse anche in forma di foglietto informativo o, meglio, di consenso informato – ma anche la partecipazione umana del “prendersi cura”.
Se la psicoterapia può avere effetti collaterali è perché, a differenza della magia e dell’astrologia, essa fa effetto, agisce sulle sinapsi cerebrali e su “quelle dell’anima”, è scientificamente e soggettivamente efficace nel lenire il dolore del paziente e consentirgli, attraverso il rapporto sincero col terapeuta, di prendersi “ancora e sempre” cura di sé stesso. E delle stelle che ognuno di noi porta dentro di sé.