Un’atmosfera delirante di potere

“Vedi ora, Medardo,” mi sussurrava una voce, “vedi ora come domini il destino, come il caso, il caso stesso, si sottomette a te, come ordina solo ciò che tu stesso hai abilmente intrecciato, quei fili che hai tessuto tu stesso?”

Così Medardo, il protagonista del romanzo di Hoffmann Gli Elisir del diavolo, indotto da una voce, – sia essa voce interiore, spirito del male o allucinazione, che interpretar si voglia – sviluppa un delirio di grandezza che gli fa credere non solo di essere padrone del proprio destino ma anche, guidato da una forza soprannaturale, di svolgere una funzione, anzi una missione di estrema rilevanza per la comunità umana. In tale primo momento delirante prevalgono in lui un sentimento, un’atmosfera di grandezza, forza e potenza senza che vi siano ancora idee deliranti consolidate in un sistema delirante fisso. Per indicare questo stato psichico si parla in psicopatologia di „atmosfera delirante“ (Wahnstimmung).

Donald Trump salvato da Dio

Come abbiamo appreso dalla sua stessa voce, nonché da media e social, c’è qualcun altro attualmente che, con o senza voce, ritiene di essere scampato ad un attentato grazie all’ intervento salvifico del Signore Dio per diventare Presidente degli Stati Uniti, funzione non certo di minor conto rispetto a quella di Medardo. A differenza di Medardo però, Donald Trump non risiede in un mondo letterario. ma nella realtà in cui anche noi viviamo, ed è divenuto davvero presidente degli Stati Uniti. La sua “atmosfera delirante” ha dunque per tutti noi conseguenze assai più rilevanti, che non hanno tardato a farsi sentire: la pretesa di annettere la Groenlandia e il Canada agli USA, la proposta di espellere per sempre i Palestinesi da Gaza per trasformarla in una splendida Riviera, l’inattaccabile convinzione che di aver dato un contributo decisivo alla tregua in Medio-Oriente quando non era ancora presidente così come l’altrettanto indistruttibile convincimento che con lui al potere la guerra “ucraina“ non sarebbe mai scoppiata e se anche fosse scoppiata lui l’avrebbe risolta in un battibaleno. Queste sono solo alcune delle sue prime idee deliranti, destinate peraltro molto probabilmente a non essere le ultime. 

Il futuro della democrazia moderna è in gioco

Così si esprime al riguardo Katharine Viner, editor-in-chief del Guardian, un giornale che può difficilmente essere accusato di essere comunista o di estrema sinistra:
„ Gli ultimi giorni sono stati profondamente inquietanti, con eventi globali che si sono evoluti in maniera drammatica. Donald Trump ha attaccato Volodymyr Zelenskyy definendolo ‘un dittatore’; il segretario di Stato degli Stati Uniti si è incontrato con la Russia per discutere del futuro dell’Ucraina senza che quest’ultima fosse presente; il vicepresidente degli Stati Uniti ha pronunciato, in Europa, un discorso d’attacco sull’Europa, in chiave di guerra culturale all’Europa, che il commentatore del Guardian Rafael Behr ha definito ‘inquietantemente sregolato’, prima di incontrare il leader di un partito politico tedesco di estrema destra a una settimana dalle elezioni tedesche. Come ha affermato il commentatore Christopher S. Chivvis, ‘il futuro della democrazia moderna… è in gioco. Sta emergendo un nuovo ordine mondiale.'”


Elon Musk e il Longtermism

Insieme a Trump è ospite se non fisso certo assai frequente della Casa Bianca un altro singolare personaggio, non eletto da nessuno ma che si sente in diritto di trattare tutti come suoi sudditi, primi ministri e giudici europei compresi, essendo l’uomo più ricco del mondo e quello che, grazie ai suoi soldi e al suo social, ha contribuito a far eleggere l‘altro, salvato da Dio, alla Casa Bianca. Anche le sue convinzioni sono, come dire, singolari, come d‘altro canto si addice alla sua singolarità. Anche lui ha progetti alquanto ambiziosi di dominio e di conquista, che riguardano però non il qui e ora, dominio dell‘altro, ma il là e dopo. 


Longtermism

Facendo propria l’ideologia del Longtermism, Musk sostiene infatti l’opportunità anzi la necessità di conquistare e colonizzare Marte in modo che il genere umano, unica specie intelligente, diventi una specie multiplanetaria per massimizzare la possibilità di sopravvivenza ed evitare che un evento cataclismatico ne causi la scomparsa.
Ispirandosi inoltre al concetto che le generazioni future dei prossimi millenni abbiano gli stessi diritti di quelle attuali, i Longtermisti, gettando il cuore oltre l‘ostacolo, arrivano al punto di sostenere – come ha scritto Kieran Setiya – “se potessi salvare un milione di vite oggi o evitare che ci sia lo 0,0001% di probabilità di una prematura estinzione dell’essere umano – una chance su un milione di salvare 8 miliardi di vite – dovresti optare per quest’ultima” o ancora, come scrive Nick Beckstead, “Salvare vite umane nelle nazioni povere potrebbe essere meno utile che salvare vite nelle nazioni ricche. Questo perché le nazioni più ricche hanno a disposizione innovazioni considerevolmente migliori e i loro lavoratori sono molto più produttivi. Di conseguenza, è plausibile che, a parità di condizioni, salvare una vita in una nazione ricca sia sostanzialmente più importante che salvarne una in un paese povero.”  È difficile allora non concordare con il severo giudizio che del lungotermismo dà il Tascabile Treccani: “ Il lungotermismo rappresenta in definitiva l’apice di un cupo tardocapitalismo dagli evidenti tratti fascisti e suprematisti. È una visione ammantata di futuro e tecnologia, ma che è invece orribilmente reazionaria e antiquata nel suo estremo antropocentrismo.”

Trump e Musk narcisisti patologici

 

Come già scrivevo non c’è pericolo di violare nessun segreto professionale né di venir meno alla deontologia professionale se si afferma che Trump e Musk sono narcisisti patologici, dei narcisisti cioè non solo megalomani ma con tratti di cinismo ed aggressività talmente elevati da violare le più basilari regole della convivenza civile, nonché, nel caso di Trump, anche le norme del codice penale. Entrambi inoltre, galvanizzati dai recenti successi e dal potere che questi ultimi hanno loro dischiuso, sembrano essere approdati ad un’atmosfera delirante o quantomeno estremamente esaltata che porta ciascuno di loro a pensare di poter dominare non solo il loro proprio destino ma anche quello di miliardi di persone.

Folie a deux (Follia a due) 

A differenza inoltre, di quanto inizialmente si poteva pensare Trump e Musk , almeno per il momento, non si combattono l’un l’altro come nella maggior parte dei casi tra narcisisti avviene ma, irretiti da tale atmosfera delirante di un potere in espansione che sembra non avere limiti, si sostengono l’un l’altro in una sorta di follia a due , mantenendo peraltro ognuno per se stesso un distinto ambito d’azione. 

Retrotopia

L’atmosfera delirante che attanaglia Trump e Musk e il loro potenziamento reciproco in una sorta di follia a due è solo la punta dell’iceberg di un processo collettivo regressivo caratterizzato dalla nostalgia del passato e dal timore del futuro. Un sentimento di insicurezza domina infatti le società contemporanee, in cui il progresso tecnologico e la globalizzazione non hanno portato i benefici promessi, ma hanno invece alimentato disuguaglianze e crisi identitarie. Come già indicava Zygmund Baumann nel suo ultimo saggio Retrotopia, alla speranzosa ricerca del futuro si è dunque sostituita la risentita nostalgia del passato. “Tocca ora al futuro, deprecato perché inaffidabile e ingestibile, finire alla gogna ed essere contabilizzato come voce passiva, mentre il passato viene spostato tra i crediti e rivalutato, a torto o a ragione, come spazio in cui la scelta è libera e le speranze non sono ancora screditate.” Diritti civili che solo fino a qualche anno fa sembravano inviolabili quali l‘aborto vengono nuovamente messi in discussione, limitati, erosi o addirittura negati (i diritti delle persone transgender). Le conquiste sociali e le prospettive future di maggiore prosperità finanziaria che avevano accompagnato e sostenuto le ultime generazioni lasciano il posto a una progressiva erosione del Welfare di cui avevamo goduto e a preoccupanti previsioni dí deterioramento complessivo delle condizioni finanziarie per le fasce di popolazione a reddito basso e anche medio, mentre i ricchi si arricchiscono sempre di più. Un preoccupante indebolimento delle democrazie e delle istituzioni internazionali è sotto gli occhi di tutti, accelerato ora dalle decisioni di Trump di ritirare gli USA da svariati consessi internazionali. Se le relazioni internazionali si sforzavano di essere, almeno teoricamente, improntate a principi democratici di rispetto reciproco e solidarietà, sembra oggi essere legittimo o addirittura doveroso il cinismo tale per cui non esistono più alleanze basate sui principi ma solo serrate trattative in cui vince il più forte. 


Simbolo di regressione


Elon Musk è un simbolo di questa svolta regressiva e reazionaria. Inizialmente considerato un visionario nell’ambito dell’aerospazio, dell’automobile e delle neuroscienze, ha progressivamente adottato posizioni sempre più conservatrici. Paladino a parole della libertà di pensiero, ha in realtà ridotto fin quasi ad azzerare i controlli contro la disinformazione e l’hate speech sulla piattaforma social che ha acquistato. Il suo passaggio da innovatore a reazionario si è completato con il sostegno economico e mediatico a Donald Trump, un passaggio che riflette il declino del mito della tecnologia come forza emancipatrice.


Il potere del più forte


Alla luce di tale involuzione reazionaria che torna a considerare la più spietata trattativa basata sulla forza come l‘unico principio ispiratore di ogni azione umana individuale e collettiva, si comprende meglio l’avvicinamento tra Trump e Putin, entrambi accomunati da un’analoga visione del potere. La stessa che Tucidide più di duemila anni fa aveva quanto mai efficacemente illustrato nel discorso degli Ateniesi e dei Melii. Nell’ambito della guerra del Peloponneso, che opponeva Atene e Sparta, nel 416 a.C. gli ateniesi pongono un ultimatum agli abitanti della piccola isola di Melo, assoggettarsi al loro dominio o perire.

Da un lato, i Melii, che desiderano mantenere la loro neutralità, basano la loro difesa su criteri di giustizia riconosciuti tra le pòleis greche.

Dall’altro, gli Ateniesi respingono qualsiasi riferimento a principi morali o accordi basati sull’equità, sostenendo che il mondo politico è dominato dalla legge del più forte.
Noi crediamo infatti che per legge di natura chi è più forte comandi: che questo lo faccia la divinità lo crediamo per convinzione, che lo facciano gli uomini, lo crediamo perché è evidente. E ci serviamo di questa legge senza averla istituita noi per primi, ma perché l’abbiamo ricevuta già esistente e la lasceremo valida per tutta l’eternità, certi che voi e altri vi sareste comportati nello stesso modo se vi foste trovati padroni della nostra stessa potenza“.

Nel 416 a.C. è toccato ai Melii subire la legge del più forte, ora agli ucraini. Presto forse ad altri popoli e comunità, costrette a subire scambi, divisioni o tradimenti decisi tra i cosiddetti grandi, che di grande hanno solo la patologia.
Quali ragioni vogliamo far valere noi come europei e prima ancora come uomini?