Resistere allo spirito oscuro del tempo

Dall’ultimo mio post di luglio il mondo ha ovviamente continuato a girare, non proprio al meglio tuttavia. Ora che riprendo a scrivere dopo la pausa estiva, la situazione mi appare, se possibile, ancora più cupa di prima. Non è solo una sensazione, lo percepisco, lo leggo, lo vedo.



Geopolitica in tensione



La lettura del sabato del Guardian del 6 settembre descrive con precisione chirurgica e profondità narrativa questo scenario globale.
“In a highly symbolic display in Beijing’s Tiananmen Square, Chinese President Xi Jinping stood alongside Russian President Vladimir Putin and North Korean leader Kim Jong-un, highlighting a growing anti-Western bloc amid shifting global power dynamics.”

C’è più di una parata dietro quell’immagine: è la sfilata di un autoritarismo che si rafforza in alleanza, mentre proclama pace.

Dall’altra parte dell’Oceano, Donald Trump sembra deciso a incarnare il ruolo di unico arbitro planetario: dazi, pressioni economiche, controllo indiretto attraverso le Big Tech, trasformazione del Dipartimento della Difesa in un “ministero della Guerra”. L’aggressività appare ovunque, a Est come a Ovest.


Gaza: tragedia silenziosa

Mentre armi sfilano e poteri si rafforzano, a Gaza i corpi cadono nel silenzio complice del mondo. Migliaia di vite distrutte—e una comunità internazionale incapace o riluttante a fermare la violenza. Una ferita aperta sul volto della coscienza globale.


Lettera alla speranza

Nel frattempo, due scrittrici — Lea Ypi ed Elif Shafak — ci ricordano il fragile potere delle parole. In un’intervista su The Guardian, Shafak afferma:

“Literature is a form of resistance. It’s a place where empathy is still possible, where we can imagine another world.” (The Guardian, 30/08/2025)

Prosegue così:
“It’s the age of angst… In many ways, it’s the golden era for the populist demagogue to enter the stage and say: ‘Just leave it with me. I’m going to make things simple for you.’”
Lea Ypi aggiunge:
“In literature there is an experimentation with genres … you get this sense of complexity. You have almost the exact opposite happening in the political realm … it’s all about simplicity … on the verge of banality.”

La letteratura come luogo e atto di resistenza: non impone, ma mantiene viva la complessità, lo spirito critico.


Una voce di ragione

In questo contesto oscuro, riecheggia la voce del nostro Presidente Sergio Mattarella, che richiama i valori fondanti dell’Europa e denuncia la crescente potenza delle Big Tech come nuova forma di colonialismo digitale. Parole riflettute, necessarie, in un coro troppo spesso a bocca chiusa.


Il mio presente parallelo

Oggi partecipo a un seminario nel quale i temi della riflessione, della risonanza emotiva e della fiducia costituiscono il cardine delle interazioni senza per questo rimuovere o nascondere l’aggressività. Mi sento tra due mondi: un mondo che brucia e un altro che prova a restare civile. In questa riflessione, mi chiedo:

Ci siamo davvero illusi per qualche decennio che i valori della solidarietà e della civiltà potessero trionfare? E queste parole—fragili ma potenti—di due scrittrici e di un Presidente apparentemente marginale nell’ ordine mondiale possono ancora mantenerci umani?

Suggerimento musicale 
Everybody Wants to Rule the World” Tears for Fears