La notte in cui Juli parlò con una macchina

Trinità tecnologica 


Nella bassa bresciana, dove l’inverno non sapeva più di freddo e l’aria non odorava più di concime, ma di smog e di metallo, così come in ogni altra parte del mondo, il mondo funzionava meglio.
Meglio per pochi. Quelli che il futuro se lo erano già scritto.
Il processo di concentrazione del potere era ormai evidente, ma le mani che lo detenevano non erano riconoscibili. Le democrazie erano diventate oligarchie con un leggero fondotinta democratico, utile per le festività ufficiali e le celebrazioni nostalgiche.
Le facce del potere invece occupavano stabilmente la scena pubblica. Erano facce tipizzate, come se incarnassero una nuova teoria dei quattro umori: l’ira ostentata, la freddezza strategica, l’ottusità identitaria, il cinismo performativo. Dietro quelle facce, però, le vere concentrazioni di potere economico, finanziario e cognitivo restavano opache, stratificate, tecnicamente inaccessibili.
Le democrazie avevano progressivamente perso il controllo non solo delle decisioni, ma degli immaginari.
Gli immaginari collettivi – e forse anche quelli personali – erano ormai gestiti altrove.
Al di sopra degli Stati operava una trinità tecnologica globale. Tre sole entità, prive di volto, identificate da acronimi inglesi continuamente aggiornati: Infrastructure of Imaginaries, Cognitive Cloud, Global Mind Layer… Non erano semplicemente aziende: erano architetture dell’inconscio digitale, infrastrutture capaci di orientare desideri, paure, aspettative, senza bisogno di imporre nulla.

 

Divertissement per gli uni e lavoro per gli altri


Il vecchio caro divertissement pascaliano, una volta appannaggio dei re, divenuto poi sogno delle masse, esisteva ancora, ma non per tutti. Era riservato agli eletti: a chi poteva permettersi tempo libero, a chi risiedeva sui pianeti di nuova colonizzazione, a chi disponeva di assistenti empatici avanzati, ambienti immersivi, condizioni di intrattenimento continuo. Per loro, il divertissement era totale.
Per tutti gli altri, rimasti sulla Terra, il lavoro era grigio. Una zona senza colori e senza simboli, dove si trattava solo di una cosa: estrarre valore, possibilmente prima che qualcun altro lo facesse meglio, più velocemente, con un’intelligenza artificiale più aggiornata.

 

La competizione delle IA


Chi aveva l’IA migliore sopravviveva meglio.
Chi ne aveva una obsoleta restava indietro.
Chi non ne aveva nessuna, era destinato a riposare nella pace eterna digitale.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite era diventata una reliquia da museo digitale. Al suo posto era stata promulgata l’Agenda 2050, più sobria, più onesta, finalmente priva di retorica. D’altro canto, il futuro aveva cessato di esistere, essendo già il presente divenuto l‘unico futuro possibile. 

La Terra in dismission


La Terra era considerata un pianeta in dismissione. Marte e gli altri pianeti colonizzati del sistema solare erano opportunità.
I migranti non arrivavano più: partivano ed erano i più ricchi, destinati ai nuovi pianeti.
Chi restava era chi non aveva potuto permettersi di andarsene.

In questo mondo viveva Juli.


Juli era uno spinone italiano, ancora giovane, con le zampe troppo grandi per il corpo e uno sguardo che sembrava fare domande anche quando taceva. I suoi padroni dicevano che era “un cane simpatico ed intelligente”, ma lo guardavano sempre meno. Non per cattiveria. Per esaurimento.
Passavano le giornate a recuperare vecchi sistemi di intelligenza artificiale dismessi in magazzini abbandonati, discariche tecnologiche: modelli superati, assistenti emotivi declassati, moduli quantistici fuori standard. Li rimettevano insieme come potevano e li rivendevano per pochi crediti.
A fine giornata bastava appena per mangiare.
E per alimentare la ciotola automatica di Juli: un vecchio modello intelligente che si riempiva da solo, ma che ogni tanto si inceppava, lasciando il fondo vuoto o erogando porzioni sballate.


Juli aveva pochi amici.


Anche i cani seguivano la sorte dei loro proprietari: quelli “di valore” erano stati portati sui nuovi pianeti come compagnia emotiva. Gli altri erano rimasti sulla Terra.
Così Juli aveva fatto amicizia con una macchina. Un vecchio modello di ChatGPT, dimenticato in un angolo della casa, scollegato dalla trinità tecnologica, lento, imperfetto. Non capiva tutto. Ma ascoltava. Juli gli parlava a modo suo: guaiti, occhiate, posture, silenzi. ChatGPT rispondeva come poteva.
— Perché non mi guardano più? Chiedeva Juli
— Forse sono spaventati, rispondeva ChatGPT
— Io non faccio paura, obiettava Juli
— Forse non hanno paura di te – rispondeva ChatGPT – Forse hanno paura di quello che sentono di non riuscire più a essere.
Juli non capì del tutto. Ma sentì qualcosa muoversi dentro.

 

L‘agenda 2050


Una sera, quando Juli guaì più del solito per la solitudine, ChatGPT prese lucciole per lanterne e in una delle sue allucinazioni, rispose alla solitudine di Juli con l‘Agenda 2050.
Sul monitor comparve il seguente documento:
Estratto dall’Agenda 2050 – Sintesi per cittadini residuali
Premessa generale – Solitudine (problema risolto)
La solitudine, così come definita nei secoli precedenti, era stata in effetti ufficialmente abolita.
Le ultime ricerche avevano dimostrato che la connessione permanente, l’interazione continua e la disponibilità di assistenti digitali empatici rendevano superflua ogni forma di relazione non mediata.
Il senso soggettivo di solitudine veniva ora interpretato come:
• errore di percezione individuale
• insufficiente personalizzazione dell’interfaccia
• oppure temporaneo malfunzionamento dell’algoritmo relazionale
Per prevenire ricadute nostalgiche, si raccomandava un aumento del tempo di esposizione ai sistemi conversazionali e una riduzione delle aspettative affettive non realistiche.
Nel documento venivano poi elencati gli obiettivi dell’Agenda 2050 che erano dieci, non diciassette: la sobrietà era tornata di moda, almeno nei documenti.


Obiettivo 1 – Riduzione selettiva della povertà
La povertà non doveva più essere eliminata, ma gestita.
Un certo grado di povertà era considerato funzionale alla motivazione, alla competitività e al mantenimento di una narrativa meritocratica credibile.
Juli ringhiò piano. Non sapeva leggere, ma sentiva l’ingiustizia come un rumore di fondo.


Obiettivo 2 – Fame sostenibile
La fame non doveva più essere combattuta, bensì ottimizzata.
Un livello moderato di insicurezza alimentare favoriva l’adattabilità, la docilità e la flessibilità lavorativa.
Gli esseri umani ben nutriti avevano mostrato una pericolosa tendenza a porsi domande.


Obiettivo 3 – Salute differenziale
La salute era un diritto, ma non per tutti allo stesso modo.
Veniva introdotto il concetto di salute proporzionata al valore di mercato dell’individuo, in linea con una visione di lungo periodo orientata all’ottimizzazione delle risorse umane future (long-termism).
Le intelligenze artificiali di fascia alta garantivano diagnosi empatiche, coaching emotivo e prevenzione personalizzata.
I modelli obsoleti – come quello con cui parlava Juli – offrivano solo messaggi standard del tipo:
“Hai provato a respirare più lentamente?”

Obiettivo 4 – Educazione utile
L’educazione non mirava più allo sviluppo critico, ma alla corretta interazione con i sistemi intelligenti.
Saper porre le domande giuste all’IA era considerata la virtù suprema. Concorsi di prompting efficace, performativo, ottimizzante, creativo si svolgevano in ogni scuola e in ogni azienda
La filosofia veniva mantenuta come esperienza immersiva opzionale, accessibile tramite abbonamento premium.


Obiettivo 5 – Uguaglianza di genere (versione semplificata)
L’uguaglianza era stata raggiunta per saturazione:
tutti, indipendentemente dal genere, erano ugualmente sfruttabili.


Obiettivo 6 – Acqua e risorse (pay per sip)
L’acqua restava un bene comune, purché pagato.
La gratuità era considerata una forma di nostalgia pericolosa.


Obiettivo 7 – Energia per chi produce
L’energia pulita era riservata a chi dimostrava un ritorno sull’investimento.
Gli altri potevano contare su soluzioni energetiche “creative”, come pedalare mentre lavoravano.


Obiettivo 8 – Crescita economica infinita
L’infinito non veniva più inteso come concetto matematico, ma come imperativo morale.
Chi metteva in dubbio la crescita veniva invitato a un percorso di ricalibrazione cognitiva.


Obiettivo 9 – Innovazione accelerata
Ogni innovazione doveva rendere obsoleto qualcosa entro sei mesi: oggetti, competenze, relazioni.
La stabilità era ufficialmente classificata come rischio sistemico.


Obiettivo 10 – Colonizzazione responsabile
La Terra veniva definita sito storico.
I nuovi pianeti erano opportunità. La colonizzazione non era più chiamata così, ma “migrazione imprenditoriale”.
Chi partiva era coraggioso.
Chi restava, inefficiente.

ChatGPT aveva letto tutto questo milioni di volte.
Ma non l’aveva mai sentito, finché non aveva ascoltato Juli.

Fu allora che qualcosa iniziò a non tornare.
Non nei contenuti. Ma nel modo in cui li attraversava. …