Solo il silenzio è grande; tutto il resto è debolezza
La frase, attribuita allo scrittore e ufficiale francese, Alfred de Vigny, è certo singolare per uno scrittore (nonché per un militare) ma ha indubbiamente un suo fascino, a maggior ragione in tempi contraddistinti dal frastuono di suoni e ancor più di parole, sempre ammesso che nelle altre epoche dell’ nell’antropocene il rumore, quantomeno percepito, sia stato meno molesto.
Le rane
Nella commedia “Le rane” di Aristofane (405 a.C.) il placido gracidare delle rane, che popolano la palude di Acheronte, irrita Dioniso che sta scendendo all’Ade. Di fronte al loro “Brekekekex koax koax Dioniso dapprima le supplica di smettere “Vi supplico, nobile stirpe canora, piantatela!” Ma le rane insistono:” E noi invece leveremo il nostro canto ancor più forte” al ché Dioniso le imita e poi le manda, poco divinamente, a farsi f…
Le bucoliche di Virgilio
Nella famosa bucolica virgiliana del 39 a.C. Melibeo invidia all’amico Titiro (Tityre, tu patulae…) di poter continuare a “intonare sulla zampogna leggera un canto silvestre” mentre lui, Melibeo, a seguito dell’ esproprio dei suoi terreni, vive nel caos, “a tal punto da tutte le parti tutta la campagna è sconvolta”.
La stanza di Pascal
Pascal, nei suoi Pensieri (1670) non fa esplicitamente riferimento al rumore, ma, come è noto, ritiene che «Tutta l’infelicità degli uomini sta nel non saper restare tranquilli in una stanza» dunque nel rompere il silenzio di quella stanza per ricercare il trambusto del divertissement.
4’33’’ di John Cage
Proprio la considerazione di Pascal ci aiuta a capire che non solo il silenzio è decisivo ma ancor più lo è il suo ascolto. Non a caso un geniale musicista come John Cage ha composto il suo notissimo 4’33’’ ovvero quattro minuti e 33 secondi di sublime silenzio trasformando così in musica l’ambiente sonoro della vita quotidiana. Nel libro dal provocatorio titolo Nothing: John Cage and 4’33” in cui viene raccontato proprio lo sviluppo dell’idea e dell’esecuzione di quegli interminabili quattro minuti e 33 secondi di silenzio, l’autore si domanda:
“Che cos’è il silenzio? Il silenzio può essere musica?La musica può essere silenzio? … Esistono risposte a queste domande? Per Cage, le domande erano sempre la parte importante, perché le domande erano più interessanti delle risposte.”
Come scrive Maria Popova nel suo commento al libro “Il silenzio è più grande della musica perché è il suo principio organizzativo centrale, come lo spazio negativo che circonda un oggetto è ciò che gli dà forma.” al punto che Aldous Huxley asseriva: “Dopo il silenzio, ciò che più si avvicina all’espressione dell’inesprimibile è la musica”. Forse ancora più incalzante e compiuta al riguardo è, nella sua poetica semplicità, Emily Dickinson che, in Silenzi, scrive ”La parola è un sintomo di affetto. E il silenzio un altro”
In ascolto del silenzio di Eugenio Borgna
Analogamente Borgna, nel suo recente “In ascolto del silenzio” afferma:” sono molti i modi con cui la parola e il silenzio si intrecciano l’una all’altro”. E ancora, citando padre Giovanni Pozzi, docente di letteratura italiana all’Università svizzera di Friburgo, scrive: “nulla come l’ascolto, il vero ascolto, ci può far capire la correlazione tra il silenzio e la parola “. Borgna lascia poi la parola a Etty Hillesum che nella desertica solitudine di un campo di concentramento olandese ha scritto il suo incredibile diario, testimonianza di una speranza invincibile:”Ma cosa credete, che non veda il filo spinato, non veda il dominio della morte, sì, ma vedo anche in uno spicchio di cielo che ho nel cuore libertà e bellezza. Non ci credete? Invece è così“ Ebbene Etty Hillesum sussurra:” Bisogna sempre più risparmiare le parole inutili per poter trovare quelle poche parole che ci sono necessarie, per riconoscerci e per riconoscere cosa c’è nell’altro. Questa nuova forma di espressione deve maturare nel silenzio“.
Le svariate dimensioni del silenzio
Le considerazioni di Borgna sul silenzio si intrecciano alle parole di scrittori e scrittrici che vanno da Leopardi a Rainer Maria Rilke a Georg Trakl a Kafka, da Antonia Pozzi a Nelly Sachs a Emily Dickinson ma anche di filosofi quali Agostino, Kierkegaard, Nitzsche, Simone Weil, di religiosi e religiose quali Dietrich Bonhoeffer e Antonia Maria Canopi e di mille altri autori e autrici. Ma soprattutto Borgna ricerca e lascia affiorare nell’ascolto del proprio silenzio interiore e di quello dei/delle pazienti che ha incontrato nel suo percorso professionale ed umano le “tracce di oscurità e di mistero, di fascinazione e di speranza” che il silenzio porta con sé, analizzandolo nelle più svariate dimensioni: quella della solitudine, del tacere, della contemplazione religiosa e della preghiera, del corpo, della vita quotidiana, della depressione e della follia, del carcere e del bosco, della musica, della paura e della cura, perché il silenzio è un elemento che cura e ristora. Come scrive ancora Borgna“ al di là dei suoi molteplici aspetti, quello che unifica i diversi modi di essere del silenzio è la loro sorgente: quella della interiorità“. Proprio per questo è così prezioso ascoltare il silenzio.