Tra l’ultima parola detta
e la prima nuova da dire
è lì che abitiamo
Così scrive Pierluigi Cappello nel suo splendido Azzurro elementare (Poesie 1992-2010).
“Le (sue) poesie raccontano con nitidezza di diamante come è avvenuto il cambiamento da un’Era all’altra, da non lavarsi denti, non conoscere spazzolino e dentifricio, ai megastore di profumerie che impilano essenze chimiche travestite in fiori da cospargersi addosso” scrive Francesca Archibugi @farchibugi nella sua nitida prefazione.
Perché “i tempi cambiano e noi con loro” e così pure i paesaggi del nostro animo. Cambiano le cornici che vi apponiamo per interpretarli e cercare di capirli (o almeno fingere di farlo), sociologica, economica, tecnologica… Cambiano le chiavi di lettura psichiatriche del nostro disagio e dei nostri disturbi mentali, prima malattie del cervello, poi della mente, della società ora (ancora) della neurobiologia. L’organico e lo psichico si alternano in un pendolo che sembra senza fine e che attualmente segna ancora l’ora dell’organico, anche se neurobiologicamente raffinato. Scriveva tempo fa la psicanalista francese Rudinesco
“The rush to treat symptoms is-symptomatic of a culture in which thought is reduced to the firing of neurons”
Forse proprio le neuroscienze potrebbero aiutarci a trovare una visione più completa non solo dei disturbi mentali, ma anche delle nostre risorse e di noi stessi attraverso l’integrazione tra scienze umane e naturali, perché noi siamo certo il nostro cervello ma anche le parole che ci diciamo (o taciamo) per consolare i nostri così vulnerabili cuori.
Ma in questi epocali processi di trasformazione non cambia forse anche il nostro inconscio? Scriveva ieri Luca De Biase “una comunità umana che si osserva nei riflessi digitali che lascia ad ogni passo della sua vita quotidiana contemporanea modifica sé stessa, le sue reazioni, la sua consapevolezza e probabilmente il suo inconscio”.
Come? Sarebbe bello scoprirlo insieme attraverso le analisi e riflessioni di psicanalisti, psicoterapeuti e neuroscienziati, ma anche le osservazioni di ciascuno di noi alle prese con le immagini e le parole, vecchie e nuove, dei nostri sogni, i lapsus e le battute del quotidiano