Tutti ci ricordiamo l’affettuoso abbraccio della Cancelliera Merkel all’ex Premier Conte durante il Forum Mondiale dell’economia di Davos così come il curioso sussurro di Zelenski all’orecchio del premier Draghi durante il loro recente incontro a Kiev. Ma saremmo in grado di ricordarci con altrettanta precisione avvenimenti politici più complessi, movimentati o verremmo falsati nei nostri ricordi dalla nostra imprecisione o addirittura dalla nostra partigianeria politica?
Noi abbiamo la tendenza ad immaginare ancora la memoria come una sorta di archivio al quale attingere con sicurezza nei momenti in cui i ricordi diventano necessari per interpretare correttamente il presente o immaginare il futuro. In realtà sappiamo da lungo tempo che ricordare è un processo molto più dinamico, attivo e ricostruttivo, nel corso del quale un dato viene richiamato alla memoria, elaborato ed inserito in un nuovo contesto. Non solo le informazioni di partenza sono incomplete, selettive, inevitabilmente accompagnate da spazi vuoti. Ma nell’atto stesso di richiamare il ricordo alla coscienza, esso viene rielaborato, in quanto le proteine da cui è costituito divengono labili e dunque sensibili all’influenza del nostro stato d’animo attuale, del contesto in cui ci troviamo, del fine per cui vogliamo o dobbiamo ricordare e di mille altri fattori. Quando chiedo ai/alle pazienti quando si sono sposati, hanno avviato il loro attuale rapporto, le donne si ricordano generalmente giorno, mese e anno, gli uomini a fatica l’anno, ma ricordano per lo più la targa dell’auto. La persona ferita da un tradimento si ricorda anche il tempo che faceva il giorno in cui l‘ha scoperto, la persona traumatizzata ha spesso solo brandelli di ricordi, che le ritornano però ossessivamente alla memoria.
Ma non solo ricordiamo molto più imprecisamente, selettivamente, confusamente di quanto vogliamo ammettere. Costruiamo senza volerlo e senza rendercene conto falsi ricordi e/o possiamo essere indotti a farlo. In uno studio risalente ancora al 2015 due ricercatori delle Università di Bedfordshire e della British Columbia hanno dimostrato per la prima volta – a loro detta, confidiamo sincera – che è possibile indurre, in un ambiente sperimentale controllato, falsi ricordi di aver commesso un crimine.
Con tecniche suggestive di recupero della memoria, i partecipanti allo studio sono stati indotti a creare falsi ricordi emotivi di tipo criminale (furto, aggressione o aggressione con un’arma) e non, risalenti alla loro adolescenza, che sono poi sono stati confrontati con veri ricordi di eventi emotivi. I falsi ricordi di crimine risultavano simili ai falsi ricordi di eventi non criminali e ai veri resoconti della memoria, in quanto presentavano identiche complesse componenti descrittive e multisensoriali. Ebbene, dopo tre interviste, il 70% dei partecipanti ha presentato falsi ricordi di aver commesso nell’adolescenza un crimine (furto, aggressione o aggressione con un’arma) tale da richiedere l’intervento della polizia. Non solo, ha fornito volontariamente un falso resoconto dettagliato del crimine che non aveva commesso.
In uno recente studio invece i ricercatori hanno analizzato il rapporto tra falsi ricordi e partigianeria politica, si sono cioè chiesti se la partigianeria politica possa influenzare non solo le opinioni ma anche la memoria, inducendo appunto falsi ricordi in linea con la convinzione politica. Per farlo, hanno distinto nei loro due studi tra tre forme di giudizio sulla memoria: (1) la convinzione che si sia verificato un evento, (2) un ricordo esperienziale e (3) la fiducia nella memoria.
Il primo studio ha incluso 819 partecipanti reclutati tramite Mechanical Turk di Amazon nell’ottobre 2019. Il secondo studio includeva 962 partecipanti reclutati da Lucid nel settembre 2021. I partecipanti sono stati invitati a leggere una serie di vignette su eventi politici inventati e genuini. Ad esempio, un evento inventato dai ricercatori era: “Nel febbraio 2021, un funzionario anonimo della sicurezza nazionale ha fatto trapelare una telefonata del 2020 tra il senatore degli Stati Uniti Mitch McConnell e il presidente Trump in cui Trump ammette a McConnell riguardo alle elezioni, ‘non c’è stata alcuna frode… ma abbiamo bisogno che le persone ci credano se vogliamo vincere alla grande nei midterm del 2022.’” Un altro evento inventato era: “Una conversazione trapelata dal Pentagono nel settembre 2021 ha rivelato che il presidente Biden ha ordinato agli alti funzionari militari di “trovare qualcosa per attaccare con i droni” per distogliere l’attenzione dei media dalla sfortunata missione di ritiro dall’Afganistan”.
Dopo aver letto ogni vignetta, ai partecipanti è stato chiesto se ricordavano l’evento. Potevano rispondere con “Ricordo di aver visto/sentito questo”, “Non ricordo di aver visto/sentito questo ma ricordo che è successo”,, “Ricordo questo diversamente” o “Non me lo ricordo” e anche “Non ho un ricordo specifico di questo ma credo che sia successo” appunto per distinguere le false credenze dai falsi ricordi.
I ricercatori hanno scoperto che i repubblicani avevano maggiori probabilità di avere falsi ricordi di eventi che ritraevano Trump in una luce positiva e di eventi che ritraevano i democratici in una luce negativa. Al contrario, i democratici avevano maggiori probabilità di avere falsi ricordi di eventi che ritraevano Biden in una luce positiva e di eventi che ritraevano i repubblicani in una luce negativa. Tale pregiudizio partigiano nel ricordare è stato osservato solo per eventi inventati, non invece per quelli autentici.
Le conclusioni cui sono giunti i ricercatori sono a dir poco impressionanti:
quasi un terzo degli intervistati (30%) ha riferito di ricordare un evento politico fabbricato o alterato nei fatti – mentre solo il 16% ha riportato false opinioni. Questi falsi ricordi non sono semplici opinioni o risposte tendenziose: la maggior parte degli intervistati ha specificato dove ha “sentito parlare” dell’evento (inventato) in questione, e alcuni hanno addirittura fornito vividi dettagli delle circostanze. È stato inoltre evidenziato che i falsi ricordi sono strettamente associati all’interesse per la politica, all’intensità della partigianeria politica, alla fiducia in tesi complottiste (poiché tali persone sono inclini a vedere schemi inesistenti e a mettere insieme cose sconnesse e casuali), e in affermazioni pseudo-profonde ma in realtà vacue ma anche al narcisismo (perché i narcisisti sono in apparenza più sicuri di sé e delle proprie convinzioni) e infine alla religiosità.
I ricercatori arrivano alle seguenti conclusioni, su cui vale la pena riflettere: “In primo luogo, più aumenta la polarizzazione, più è probabile che gli individui costruiscano falsi ricordi (favorevoli per il gruppo di appartenenza e sfavorevoli per il gruppo rivale). A sua volta, più falsi ricordi si costruiscono a favore del proprio gruppo e a sfavore del gruppo rivale, più aumenta la temperatura di polarizzazione. In secondo luogo, la costruzione della falsa memoria può essere un meccanismo attraverso il quale la disinformazione prende psicologicamente piede. Esponendo le persone a informazioni in cui sono motivate a credere, i trafficanti di disinformazione esperti potrebbero non solo convincere qualcuno a credere a qualcosa, ma convincerli che qualcosa che è stato fatto non sia mai accaduto (la vittoria di Biden tuttora negata da Trump e da molti suoi elettori ne è un esempio lampante). La convinzione secondo la quale i ricordi sarebbero affidabili rende i falsi ricordi un mezzo particolarmente pericoloso attraverso il quale manipolare coloro che sono soggetti a questo pregiudizio. In effetti, questa è anche la preoccupazione relativa ai “deepfake”: immagini e video sapientemente alterati o fabbricati allo scopo di sfruttare spettatori mirati. Infine, e in modo correlato, i politici possono essere in grado di indurre falsi ricordi, modellando strategicamente una realtà trascorsa per soddisfare la loro volontà politica.”
Gli autori della ricerca citano non a caso il giornalista e scrittore Walter Lippmann, che già nel secolo scorso (1922) aveva sostenuto che le “immagini nelle nostre teste” (pictures in our heads) modellano la nostra comprensione del mondo politico e che tali immagini sono a loro volta modellate da forze esterne. Come comportarsi se queste immagini sono impregnate di falsi ricordi?
Personalmente credo che solo la consapevolezza della nostra impotenza possa alleviarla e contenerla. Come già diceva Freud, non siamo padroni in casa nostra e non lo siamo neanche nella nostra memoria, piegata dal nostro inconscio, emotivo, passionale, di parte. È solo riconoscendo la nostra fragilità, fisica, psicologica, ambientale che possiamo porvi rimedio. È nel momento in cui ci rendiamo conto di essere sensibili a falsi ricordi, percezioni, convinzioni che abbiamo la chance di correggerli e di distinguerli dalle nostre fantasie e dai nostri sogni. Anche per questo il concetto di inconscio è così importante.
Immagine: i Leaders del G20 gettano la monetina nella fontana di Trevi (31.10.2021)
Suggerimento musicale: Debussy, Rêverie
PS La cancelliera Merkel non ha abbracciato l’ex premier Conte nel corso del Forum di Davos. Zelenski non ha sussurrato all’orecchio del premier Draghi, bensì Macron a Zelenski