Un impegno quotidiano contro la violenza sessuale

Recenti, drammatici fatti di cronaca hanno riportato l’attenzione sul fenomeno della violenza sessuale, nella sua variante ancora più tremenda, quella della violenza di gruppo. Inevitabilmente i riflettori dei mass media e dei social media, ora ancora parzialmente accesi su queste tragedie, passeranno presto ad illuminarne altre. Il fenomeno della violenza sessuale e delle gravi conseguenze fisiche (possibili lesioni, trasmissione di malattie sessuali) e ancor di più psichiche che ne possono derivare (forte aumento del rischio di depressione, ansia e disturbo da stress post-traumatico (PTSD), ritiro sociale, flessione del rendimento scolastico e/o lavorativo) è però un fuoco che divampa costantemente, e, se possibile, brucia ancora di più le/gli adolescenti. Come scrivono gli autori di una ricerca brasiliana che ha esaminato 801 studi sui programmi d’intervento per la prevenzione della violenza sessuale, se “la violenza sessuale è uno dei problemi globali che colpiscono tutti i tipi di società”, “la violenza sessuale contro gli adolescenti è una delle forme di violenza più perverse perché caratterizzata dall’uso della sessualità…, per violarne i diritti sessuali e la privacy.” La fascia di popolazione delle/degli adolescenti è infatti estremamente vulnerabile perché “si trova in una fase di crescita, apprendimento e curiosità, che la porta a compiere azioni rischiose per conoscere l’ambiente circostante…. La violenza è uno di questi rischi”.

La violenza sessuale in età adolescenziale e giovanile

In alcuni paesi gli adolescenti ne sono la vittima principale, come dimostrano ad es. le statistiche dell’Istituto Nazionale di Medicina Legale e Scienze Forensi della Colombia, secondo le quali il 70,6% degli abusi sessuali riguarda persone di età inferiore ai 18 anni. In tutti i paesi del mondo peraltro la violenza sessuale in età adolescenziale e giovanile, è un problema grave e diffuso. I risultati di un campione rappresentativo a livello nazionale di studenti universitari (N = 85.071) negli Stati Uniti indicano che il 20% degli studenti ha subito almeno una forma di violenza da partner nelle relazioni di intimità, tra cui violenza emotiva, violenza fisica, violenza sessuale o stalking. Un altro studio ha rilevato che il 35% di un campione di 361 studenti universitari ha avuto almeno un’esperienza di vittimizzazione sessuale da parte del proprio partner.

Il sistema greco e il potere del gruppo

Si ritiene che gli studenti universitari o comunque facenti parte di un’organizzazione scolastica residenziale siano particolarmente vulnerabili alla violenza sessuale tra l’altro a causa del sistema delle confraternite (che Jozkowski & Wiersma-Mosley, 2017 hanno ribattezzato, con riferimento all’antichità greca come il sistema greco I membri delle confraternite sono infatti più propensi a mettere in atto comportamenti sessualmente aggressivi, tendono ad accettare i miti dello stupro e le norme di genere più tradizionali, a presentare ostilità verso le donne e a sentirsi meno colpevoli rispetto a coloro che non fanno parte del sistema delle confraternite. Ciò crea i presupposti per un ambiente favorevole alla violenza sessuale. Lo illustra molto bene l’inquietante serie Anatomia di uno scandalo, tratta dall‘omonimo romanzo di Sarah Vaughan. Nella serie la violenza sessuale del politico di successo sull‘amante precedentemente abbandonata è una sorta di ripetizione di vecchie forme di abuso risalenti proprio all‘epoca delle confraternite.
Peraltro il potere, che è il vero movente di ogni abuso sessuale, non agisce solo nelle confraternite universitari ma anche nelle dinamiche di gruppo tra senzatetto perché è il gruppo come tale a trasmettere ai suoi membri una sensazione di potere che si trasforma in abuso della vittima.

La violenza sulle donne

Se poi consideriamo la violenza sessuale in generale, le cifre degli abusi sulle donne raggiungono percentuali angoscianti e tristemente note. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (2017) ritiene che il 35% delle donne nel mondo abbia subito almeno una volta violenza sessuale da parte di parenti, familiari o estranei.


Azioni concrete per prevenire la violenza sessuale nell’adolescenza

Alla luce di questo scenario, è doveroso domandarsi quali sono le azioni per prevenire la violenza sessuale nell’adolescenza ed evitare altre violenze nella vita adulta. Prima ancora di analizzarle, vale la pena di sottolineare che le principali ricerche dimostrano l’efficacia di tali programmi di prevenzione. Insegnare a prevenire la violenza sessuale è dunque possibile e i programmi fino ad ora sviluppati dimostrano una buona efficacia.

Programmi di prevenzione non governativi e governativi 


I programmi di prevenzione proposti possono essere classificati in vario modo. La già citata revisione brasiliana identifica ad es. due categorie “Interventi con programmi creati da [singoli] autori” e “Interventi [statali] con programmi standard”.
Tra i primi ad es. PREVENT (Preventing Violence Through Education, Networking, and Technical Assistance) un programma già attivo dal 2003 con l’obiettivo di “migliorare i sistemi nazionali di formazione professionale, i leader e le loro organizzazioni per prevenire la violenza attraverso un’educazione efficace, la creazione di reti e un’assistenza tecnica basata su prove di efficacia per la prevenzione primaria di tutti i tipi di violenza”. Questo ed altri programmi affrontano concetti quali la definizione di relazione, i modi in cui le relazioni possono o meno essere sane; la dicotomia potere/controllo riguardo alla violenza nelle relazioni; come l’abuso/molestia sessuale non sia mai colpa della vittima; la distinzione tra sorprese malsane e confidenze appropriate, etc.
La seconda categoria, “Interventi con programmi standard”, si riferisce a programmi forniti da enti governativi che già presentano metodologie didattiche, fasi di intervento, strategie di formazione professionale e contenuti tematici. Gli interventi con programmi standard si basano sul modello di salute pubblica e dunque sul presupposto che le condizioni sociali e istituzionali di alcune aree contribuiscono al degrado delle relazioni sociali, favorendo così i casi di violazione della legge e di violenza. „Per spiegare questo fenomeno, Trajano cita la teoria delle finestre rotte di Kelling e Coles (1996), secondo la quale un ambiente trascurato, in cui la violazione di elementari codici di condotta e di rispetto del patrimonio e dello spazio pubblico è tollerata, risulta essere un terreno fertile per l’aumento della violenza“ 
Un esempio di programma standard, governativo, è ad es. „Second step-student success through prevention middle school programs” (SS-SSTP), che viene attuato nelle scuole durante le normali ore di lezione degli studenti. Il programma è tenuto da insegnanti precedentemente formati che impartiscono 15 lezioni interattive durante l’anno scolastico.

Educazione generale e degli astanti 


Un‘altra revisione critica degli studi sui programmi per prevenire la violenza sessuale di coppia nei college individua nei relativi programmi di prevenzione „due approcci: (1) la sensibilizzazione/educazione generale e (2) l’educazione degli astanti (bystander.) I programmi di sensibilizzazione/educazione generale si concentrano sull’aumento delle conoscenze e sul cambiamento degli atteggiamenti, insegnando agli studenti le forme di violenza, le strategie e le abilità di relazione sana e gli stereotipi dannosi relativi ai ruoli di genere … L’altro approccio è l’educazione degli astanti, che si concentra sull’incoraggiamento degli studenti a intervenire quando assistono a segni di violenza sessuale o di coppia; i programmi per gli astanti insegnano ai partecipanti i segnali di allarme da ricercare e i modi sicuri e appropriati per intervenire nei casi di violenza o di perpetuazione di atteggiamenti dannosi.“
Sebbene i singoli programmi varino nello stile e nei contenuti, entrambi gli approcci hanno in genere formati simili, come discussioni di gruppo, scenari di gioco di ruolo, fogli di lavoro o video interattivi, in un’unica sessione o in più sessioni e sono spesso tenuti da specifici facilitatori del programma, tra cui membri del personale del programma e studenti volontari che ricevono una formazione adeguata“.

Risultati 


Nel complesso i risultati della revisione , che ha analizzato 14.560 reports, suggeriscono che i programmi di prevenzione della violenza negli incontri sono efficaci nel migliorare gli elementi della violenza negli incontri. L’effetto positivo e statisticamente significativo per le conoscenze/atteggiamenti è incoraggiante, in quanto suggerisce che i programmi di prevenzione sono un approccio efficace per il trasferimento delle conoscenze in materia di relazione e violenza sessuale. … Le prospettive teoriche femministe suggeriscono che i comportamenti di violenza sessuale nelle relazioni possono essere affrontati solo se vengono modificate anche le norme e gli atteggiamenti più ampi della comunità (Banyard et al., 2004); ciò è coerente con la ricerca, in particolare nei campioni di adolescenti, che indica che l’accettazione e la normalizzazione della violenza negli incontri è un fattore predittivo significativo della perpetrazione della violenza negli incontri (Miller et al., 2020; Mumford et al., 2020). Pertanto, i cambiamenti negli atteggiamenti verso la violenza possono avere un effetto indiretto sul cambiamento dei comportamenti violenti e possono essere un passo importante per eliminare questa violenza. Anche per quanto riguarda l’efficacia e le intenzioni degli astanti, l’effetto positivo è incoraggiante, poiché gli astanti svolgono un ruolo importante nell’intervenire nelle situazioni di violenza negli appuntamenti. Infatti, senza avere le competenze e la fiducia necessarie per intervenire con successo, gli astanti potrebbero non essere in grado di fornire assistenza alle vittime in caso di emergenza o di imparare a prevenire una situazione potenzialmente violenta.“ I risultati indicano però che i programmi di prevenzione della violenza negli incontri universitari non sono (ancora) efficaci nel modificare concretamente i comportamenti degli astanti.
I risultati indicano inoltre che i programmi sono più efficaci se condotti con gruppi omogenei per genere, dunque con sole donne e soli uomini, se tengono fortemente in considerazione la componente etnica (le persone appartenenti a gruppi minoritari sono maggiormente a rischio di violenza sessuale e di coppia e le loro esperienze sono segnate da fattori aggiuntivi come il razzismo e la discriminazione), se sottolineano la definizione dei diversi tipi di violenza, se vengono svolti in presenza, possibilmente in più sessioni.

La letteratura specialistica, anche quella minima che, da non specialista sull’argomento,, sono riuscito a raccogliere, dimostra dunque che accurati programmi di prevenzione esistono, sono efficaci e portano a risultati concreti. Il dibattito mediatico che si è sviluppato negli ultimi giorni nel nostro paese sulla scorta di avvenimenti tragici evidenzia invece quanto moralismo, superficialità e pregiudizi culturali non cambino nulla e contribuiscano solo a rimuovere un problema grave con cui gli adolescenti si trovano quotidianamente confrontate/i