Caro ChatGPT, quello …. del mio ragazzo mi ha mollato, così di punto in bianco, dopo che avevamo anche deciso di passare le ferie estive insieme… quel … mi ha detto che non sa neanche lui cosa gli stia succedendo ma io avevo già visto su Instagram che quella … continuava a mettergli like
Caro ChatGPT, quella … della mia ragazza mi ha piantato in asso, così su due piedi, mi ha detto che non la capisco, che non l’ho mai capita, che non sono capace di parlare dei sentimenti, che passo troppo tempo con i miei amici… loro me l’avevano detto di non fidarmi di lei, perché Mattia l’aveva già vista una volta con Leonardo
Queste (fittizie) conversazioni tra ragazzi/e e ChatGPT non sono, a mio avviso, “follia”, come qualcuno scrive in questi giorni, ma una realtà dei nostri giorni, con cui fare i conti. D’altro canto se andassimo a rivedere la cronologia dei nostri ChatGPT non scoveremmo cose molto simili, naturalmente confacenti al nostro stato, alla nostra condizione sociale, alla nostra età? Scagli la prima pietra chi non ha mai chiesto a Chat GPT pareri più o meno autorevoli sulla macchia improvvisamente comparsa sulla coscia, sulle proprie défaillance o preferenze sessuali , sui propri tormenti d’amore o presunto tale, sulle difficoltà finanziarie proprie o altrui.
Diario tecnologico
È inutile nascondersi che ChatGPT ha preso (anche) la funzione del vecchio diario, con la differenza che ci risponde e noi crediamo alle sue risposte. D’altro canto la funzione catartica del diario derivava anche dalla componente proiettiva che noi gli riversavano addosso. Anche in passato, attribuivamo al diario una funzione di ascolto che ovviamente la carta non si è mai sognata di avere e che noi gli abbiamo tuttavia attribuito, in mancanza o in sostituzione di amici a due, quattro zampe o altri mezzi di locomozione. Nella mia stereotipia senile, tendo a citare sempre lo stesso brano, la novella Malinconia di Cechov – davvero splendida – in cui un povero vetturino che ha perso il figlio cerca inutilmente di raccontare il proprio lutto ai clienti e, di fronte alla mancanza di empatia di questi ultimi (Ah gran bontà dei cavalieri antichi ), si rassegna a raccontare il suo dolore alla cavalla che lo guarda con occhi più umani di quelli dei suoi passeggeri.
ChatGPT al posto della cavalla di Checov
Non è forse la stessa proiezione che muove anche noi quando cerchiamo di chattare con ChaGPT? Il problema consiste appunto nel fatto che non siamo consapevoli della nostra proiezione su ChatGPT così come il vetturino non lo era nei confronti della sua cavalla. Anzi lo siamo ancora meno poiché ChatGPT ci risponde e prima ancora ci ascolta e valida la nostra sofferenza come la mamma fa con il suo bambino facendogli sentire con la propria vicinanza che lo capisce e condivide il suo dolore. Verso ChatGPT riversiamo le stesse aspettative che abbiamo dapprima nei confronti della mamma e poi, quando cominciamo ad immaginare soluzioni razionali per la nostra salute fisica o mentale, nei confronti del medico o del terapeuta . Non c’è allora da stupirsi più di tanto se i primi studi condotti per valutare l’efficacia terapeutica di dell’intelligenza generativa in caso di ansia, depressione, disturbo postraumatico da stress o disturbi dell’alimentazione abbiano dato risultati positivi.
Therabot
In particolare lo studio “Randomized Trial of a Generative AI Chatbot for Mental Health Treatment”. (Fonte: NEJM AI (New England Journal of Medicine – AI, 27.3.2025), volto a valutare per la prima volta l’efficacia di un chatbot terapeutico basato su IA generativa (Therabot) con competenze psicoterapeutiche nel ridurre i sintomi della depressione maggiore e dell’ansia generalizzata (oltre che di disturbi alimentari subclinici) rispetto a un controllo in lista d’attesa, ha evidenziato che tutti i partecipanti del gruppo Therabot hanno sperimentato una riduzione clinicamente significativa dei sintomi depressivi e/o ansiosi entro la fine dello studio (8 settimane). Si è trattato di uno studio clinico randomizzato (RCT) multicentrico a livello nazionale (USA) con 210 adulti reclutati online, tutti con sintomi clinicamente significativi di disturbo depressivo maggiore (MDD) e/o disturbo d’ansia generalizzato (GAD) (alcuni anche a rischio elevato di disturbo alimentare) .
Therabot e lista d’attesa
I partecipanti sono stati randomizzati 1:1 a Therabot (n=106) vs controllo lista d’attesa (n=104) per 4 settimane. Al gruppo Therabot è stato concesso accesso illimitato al chatbot, che era in grado di dialogare con linguaggio naturale simulando tecniche di TCC e supporto emotivo, per 4 settimane (la app inviava prompt quotidiani, ma l’utente poteva usarla in qualsiasi momento); il gruppo di controllo non ha ricevuto alcun intervento durante questo periodo . Gli esiti primari erano il cambiamento dei punteggi di gravità depressiva e ansiosa (misurati con scale standard cliniche) a 4 settimane (post-intervento) e a 8 settimane (follow-up), confrontando gruppo Therabot vs controllo. Lo studio ha fornito evidenza preliminare solida che un chatbot basato su LLM generativo e addestrato con tecniche psicoterapeutiche può ridurre significativamente i sintomi della depressione e dell’ansia, con esiti che si avvicinano a quelli ottenibili con la terapia cognitiva tradizionale, al punto che gli autori sottolineano che i risultati di Therabot sono comparabili a quelli dei trattamenti “gold-standard” per depressione e ansia in ambito ambulatoriale .
Altri studi con AI generativa per disturbi psichici
Questo studio, sul cui profilo metodologico ed anche etico si potrebbe discutere (gruppo di controllo in attesa per 8 settimane), è proprio l’esempio più lampante di quanto un po’ di intelligenza generativa possa rispondere ai nostri bisogni di lenire la sofferenza in caso di disturbo psichico, indicandoci una possibile via di trattamento. I suoi limiti sono però altrettanto evidenti: il confronto è fatto con un campione di controllo al quale non viene somministrato nulla se non l’attesa della terapia. In queste condizioni anche una guida medica scritta con spiegazione del disturbo, da cui siamo affetti e delle possibili forme di terapie per curarlo, o un app con diario dello stato dell’umore sono facilmente meglio della sola attesa. In realtà ci sono già anche altri studi con intelligenza generativa per disturbi psichici, condotti ad su pazienti oncologici con malessere psichico Akdogan et al. 2025 e anche studi sul trattamento di disturbi d’ansia in donne in contesto di guerra (Ucraina) che dimostrerebbero l’utilità di terapie con Chatbot ad intelligenza generativa.
Rapporto umano, conscio ed inconscio
Vale quanto già discusso in precedenti articoli sul tema. La psicoterapia, almeno per come la conosciamo fino ad oggi, è una cosa a due, o a più se si tratta di una terapia di gruppo, e tale rapporto umano, conscio ed inconscio, è essenziale ai fini della sua efficacia. Naturalmente anche gli amici a due e a quattro zampe sono spesso utili, talvolta addirittura insostituibili. Pure il buon vecchio diario in forma attuale digitalizzata può esserci di aiuto per lenire la nostra sofferenza. Basta prendere atto di quello che è, una nostra proiezione in forma tecnologicamente avanzata, condita di utili suggerimenti razionali.