È successo un miracolo nella selva oscura di Twitter. L’ha compiuto @martacagnola che, proseguendo in italiano il Thread di una collega, ha fatto outing sulla propria salute mentale e ha twittato
„ciao, sono Marta, sono una giornalista, soffro di depressione e disturbi d’ansia. 20 anni fa la prima diagnosi di bipolarismo. ho un bravo psichiatra. non prendo farmaci da nove mesi ma se serviranno di nuovo non avrò alcuna paura“.
Queste sue poche, ma preziose e autentiche parole, hanno messo in moto una reazione a catena che ha portato illustri e meno illustri account a fare lo stesso. Prima hanno fatto self disclosure persone affette da depressione e attacchi di panico. Poi si sono manifestate anche quelle affette da altri disturbi mentali. Così tra disturbi post traumatici da stress e disturbi ossessivo-compulsivi, stati ansiosi e disturbi di personalità, disturbi bipolari, alimentari e di dipendenza le persone che hanno fatto outing “mentale” sono diventate “un oceano”. Twitter, per antonomasia regno di Narciso, è divenuto per una volta luogo di autenticità, resa possibile dalla naturale fiducia che le iniziali parole di @martacagnola hanno ispirato. Anziché giocare a chi ce l’ha più lungo, bello, intelligente, contorto, perverso, tutte/i (o quasi) coloro che hanno partecipato hanno superato le comprensibili inibizioni che ci bloccano nel quotidiano con colleghe/i amiche/i e parenti e hanno raccontato in 280 caratteri della loro malattia, della sofferenza che essa comporta ma anche dell’aiuto che hanno trovato in questa o in quell’altra terapia, in una psicologa o in uno psichiatra. L’hanno fatto con coraggio ma anche con grande umiltà, con la profonda saggezza che deriva da una sofferenza alla quale non hanno voluto arrendersi, trovando, con fatica e determinazione, alleate/i in terapeuti competenti e sensibili.
Dalla grande maggioranza di quei tweet, che invito tutti a leggere, traspare una grande dimestichezza con il dolore, la capacità, conquistata con pazienza e fatica, di ascoltarlo e di elaborarlo, la consapevolezza della propria fragilità ma anche il coraggio di superarla, di riguadagnare, in un percorso lungo, difficile ed insidioso, un pezzetto di autonomia e di libertà in più ogni giorno. In quei tweet si sente il sudore del panico, la tristezza e la disperazione della depressione, l’angoscia delle ossessioni, il vuoto dell’instabilità, la mancanza delle dipendenze e mille altri vissuti ancora che invano cercheremmo in un trattato di psichiatria. Si percepisce la disillusione di mille tentativi andati a vuoto ma anche la forza di provare una volta di più e di farcela. Senza l’assolutismo dell’ideologia e senza l’illusione della magia. In nessuno dei tweet che ho letto viene condannato un tipo di terapia o esaltata acriticamente un’altra, come spesso facciamo noi terapeuti. Ogni persona ha fatto le proprie esperienze e ne ha tratto i propri insegnamenti nel rispetto dei vissuti altrui. A qualcuno ha giovato la terapia cognitivo-comportamentale, ad altri la psicoterapia ad indirizzo analitico, ad altri ancora la EMDR. Quasi tutti non escludono i farmaci, molti ne hanno tratto grande giovamento nei momenti di maggiore fragilità. Questa umile saggezza, questo tollerante rispetto per altri vissuti ed esperienze sono, insieme, al senso di fiduciosa ed aperta solidarietà tra tutti i sofferenti, tra le cose più belle che abbia mai letto su Twitter e in generale.
Va tutto bene, allora? Direi di no. Ecco perché:
Ciao, sono Gaia, ho avuto un disturbo da stress post traumatico. Niente di eclatante, niente di troppo visibile dall’esterno. Se oggi sto bene è solo perché mi sono potuta permettere la terapia, e non ho ascoltato chi mi diceva di reagire (?) ed essere forte.
Non solo perché ci sono ancora troppe persone così stupide, poco informate o presuntuose da consigliare a chi soffre di un disturbo psichico di esser forte e di reagire. Ma anche e soprattutto perché non è giusto, anzi è profondamente anti-democratico che ci siano persone che si possono permettere una terapia ed altre no. Sappiamo tutti perché. Le psicoterapie costano e quelle offerte dal SSN riescono a coprire solo in parte la sempre maggiore richiesta. Si calcola che circa un terzo della popolazione, quindi più del 30 % di tutti noi, soffra di un disturbo mentale. Disagio psichico e richieste di terapia sono inoltre aumentate a causa della pandemia. Come ho già scritto in Storie di ordinaria sofferenza oltre a potenziare, come già previsto dal PNNR, le strutture territoriali psichiatriche per adulti, adolescenti e bambini/e del SSN – che offre una buona e talvolta ottima assistenza per persone affette da psicosi e gravi disturbi di personalità – varrebbe la pena di ragionare senza pregiudizi sulla possibilità di una assicurazione psicoterapeutica. Persone affetta da stati ansiosi, stati depressivi ricorrenti, disturbi di adattamento, disturbi di personalità non gravi non trovano generalmente adeguato sostegno nelle strutture pubbliche. In questi casi inoltre la libera scelta dello psicoterapeuta è decisiva perché se la sintonia tra psicoterapeuta e paziente non funziona, non funziona nemmeno la psicoterapia – come i tweet confermano. Sarebbe dunque quanto mai importante che i pazienti potessero scegliere, tra quelli privati, la/lo psicoterapeuta. Per non doversi accollare tutte le spese della psicoterapia, si potrebbe proporre un’ assicurazione psicoterapeutica per la quale ogni cittadino dovrebbe versare un certo contributo annuale detraibile dalle tasse che gli garantisca però il rimborso (almeno all’80%) delle sedute psicoterapeutiche. Già ora alcuni psicoterapeuti si sono riuniti in cooperative e offrono un prezzo calmierato per le terapie. Tali accordi andrebbero però potenziati ed estesi all’intero territorio nazionale. Un sistema misto di questo genere renderebbe finalmente più facile l’accesso alla psicoterapia e renderebbe a tutti noi familiare l’idea che la salute mentale, ancora più di quella fisica, è un miracolo fragile, da trattare con cura e rispetto. Altre proposte sono più efficaci, utili, convenienti dell’assicurazione psicoterapeutica? Discutiamone ma rendiamo al più presto possibile a tutte/i l’accesso alla psicoterapia. Non è un lusso, è un’opportunità ineludibile se non vogliamo vivere in una giungla psichica ma in una società solidale e sostenibile.
Immagine tratta da @IrenaBuzarewicz
Buone vacanze!