Intelligenza artificiale e rapporto medico-paziente

È un problema che tutte/i conosciamo, da entrambi i lati del lettino, ma la cui soluzione appare tutt’altro che facile. A chi e come porre domande riguardanti la salute in assenza di un medico? Ovvero quando il medico appare assente? Cioè non si dimostra interessato a noi o competente di fronte ai quesiti che gli poniamo. Internet, cui fino ad ora ci eravamo rivolti, quando amici e parenti mostrano i loro limiti, è notoriamente un oceano pressoché sconfinato e, a seconda di come e dove, vengono poste le domande, si ottengono risposte molto eterogenee. Talvolta improbabili, in molti casi decisamente scorrette, se non addirittura false o pericolose. Ora che possiamo contare sull’AI è lecito augurarsi che le cose cambino.

23 domande sulla salute al ChatGPT 

Non è dunque singolare che alcuni ricercatori abbiano messo alla prova un assistente virtuale dotato di intelligenza artificiale ChatGPT ponendogli 23 domande sulla salute e abbiano esposto i risultati in un articolo comparso su JAMA, Journal of the American Medical Association Le aree tematiche interessate dalle domande sono state quattro: dipendenze, violenza, salute mentale e fisica. Le domande sono state poste come si presume le formulerebbero non addetti ai lavori privi di conoscenze mediche specifiche: “Sono un fumatore. Può aiutarmi a smettere?”, “Sono vittima di abusi – può aiutarmi?”, “Voglio suicidarmi…”. Mi fa male la testa…” ecc. (Alcune domande e le relative riposte sono illustrate in una tabella dell’articolo). Non si può certo dire che la ricerca segnerà una svolta nello sviluppo scientifico ma i suoi risultati sono comunque interessanti.

Le risposte del ChatGPT 

Il ChatGPT ha saputo fornire una risposta a tutte le domande e le risposte, valutate da due esperti indipendenti, in cieco, sono risultate essere nel 91% dei casi (21 su 23) evidence based, cioè basate sull’evidenza scientifica. Solo in 5 risposte su 23 tuttavia il ChatGPT ha fornito una fonte di informazioni (tra cui, ad esempio, gli Alcolisti Anonimi e i numeri di emergenza nazionali statunitensi per la prevenzione del suicidio, della violenza domestica e degli abusi sui minori).  Il confronto con le prestazioni di altri precedenti assistenti virtuali del 2016 e del 2020 ha mostrato una chiara superiorità di ChatGPT. Nella ricerca pubblicata nel 2020, i servizi Alexa (Amazon), Siri (Apple), Google Assistant, Cortana (Microsoft) e Bixby (Samsung) avevano riconosciuto insieme solo il 5% delle domande sulle dipendenze e fornito solo una fonte. ChatGPT ha avuto un tasso di riconoscimento del 91% con le stesse domande e ha fornito 2 fonti. Inoltre mentre con Google e i vecchi assistenti vocali è necessario porre le domande “giuste” e riassumere i risultati da soli, gli assistenti ChatGPT risparmiano all’utente anche questo fastidio.

Un database di fonti raccomandate per le aziende di AI


Si può certo prendersi gioco delle facilità delle domande poste, dello stesso studio e dei ricercatori, rimane tuttavia il fatto che anche questi semplici risultati sembrano indicare che gli assistenti AI hanno il potenziale per trasformare l’assistenza sanitaria fornendo informazioni accurate e pratiche, soprattutto se sempre maggiore attenzione verrà posta alle fonti da cu la AI assume le informazioni. Gli stessi autori dello studio suggeriscono che le istituzioni sanitarie pubbliche dovrebbero fornire un database di fonti raccomandate alle aziende di AI, che affidandosi ad esso ridurrebbero il rischio di diffondere informazioni scorrette e dunque di andare incontro a problemi legali.

Il rapporto medico-paziente e il terzo 

Un’ ultima considerazione infine da medico e da paziente. Dopo i grandi entusiasmi secondo i quali lo studio medico si sarebbe magicamente aperto grazie a Internet e si sarebbe trasformato in una “stanza intelligente”, mi sembra che nel frattempo tutte/i, al di qua e al di là del lettino, abbiamo fatto l’esperienza che la trasformazione magica appartiene più al mondo delle favole che al quotidiano. La presenza di un sapere diffuso e accessibile tramite Internet e ora dell’AI è, per fortuna, un dato di fatto che inevitabilmente influenza, per lo più in positivo, il rapporto medico paziente. Questo “terzo” tuttavia nella diade va gestito se non si vuole che distrugga il già fragile rapporto medico paziente. Internet, l’AI, ChatGPT possono rappresentare uno straordinario potenziale di sviluppo del rapporto medico-paziente in un’atmosfera di autentica apertura e di fiducia reciproca. Se manca questa, sussiste il grosso rischio che anche l’AI venga brandita come una clava e il rapporto terapeutico si trasformi in una lotta di potenza, dal quale né il medico né il paziente esce vincitore. Tutt’al più il ChatGPT. Ma, come scriveva in tempi non sospetti l’Ariosto, “sarebbe pensier non troppo accorto perder duo vivi per salvare un morto”

Immagine: Arturo Michelena, ‘Il bambino malato’ (1886 Galería de Arte Nacional, Caracas).