„La donna è sempre stata un mostro“. Comincia così il saggio femminista „Il mostruoso femminile“ di Jude Ellison Sady Doyle, che elenca una lunga serie di mostruose rappresentazioni che della donna sono state date dagli uomini, a partire dalla Bibbia fino ai nostri tempi.
Il mostro suscita paura
L’autrice, dopo aver constatato che „un mostro per definizione suscita paura“ può facilmente giungere alla conclusione che „sotto tutto il disprezzo che gli uomini hanno riversato sulle donne nei secoli, sotto tutte le condanne per la loro alterità, c’è l’inconsapevole riconoscimento del potere [delle donne], un potere così grande che, secondo i loro calcoli [degli uomini] potrebbe porre fine al mondo“, per quanto „ridicola“ possa suonare quest‘idea. Eppure, prosegue l‘autrice „il terrore delle donne è forse la più importante verità dietro la misoginia“ e conclude: „ Le radici della mostruosità femminile sono proprio lì dove l’Apocalisse e Freud hanno detto che erano: nel sesso e in quella potente magia che permette la creazione di un nuovo
essere umano.“
La paura degli uomini per Bella
Chi abbia visto „Povere creature“ credo concordi sul fatto che gli uomini che hanno a che fare con la protagonista, Bella, hanno paura di lei, ad eccezione forse del chirurgo Godwin Baxter che le ha per così dire dato vita e che è anche l’unico uomo per il quale Bella prova sentimenti di compassione. Per il resto quello che anima Bella è il desiderio – di esplorazione (,) del sesso, del sapere – che sembra non andare freudianamente oltre il principio del piacere, ma trovare tutt‘al più i propri confini nel desiderio altrui, nella riconoscenza e nella gratuità. Indipendentemente da come si voglia interpretare la scena finale, che evito di spoilerare, sembra affermarsi nel film il principio in base al quale il tentativo, tipicamente maschile, di controllo, figlio della sopra citata paura, si ritorce beffardamente contro gli uomini stessi. Solo la mancanza di paura o quanto meno il superamento della stessa induce la condizione di libertà che consente di vivere davvero il desiderio.
Libertà e desiderio
Cosa di per sé ben nota a ciascuno di noi che si sia trovato a far i conti con Eros, non a caso cieco e tutt‘altro che controllabile. L’originalità del film consiste proprio nel rivelare, attraverso la surreale condizione di Bella, una donna con il cervello di sua figlia, quanto ciò sia stato a lungo solo privilegio maschile e quali rivoluzionarie conseguenze individuali e sociali derivino dal fatto che anche le donne vivano con la stessa libertà e intensità il loro desiderio.
La straordinaria carica emotiva e liberatoria del film credo che derivino proprio dal fatto che rimanga ben lontano da toni predicatori e moralistici nel condannare il patriarcato e il sessismo ma susciti nello spettatore lo stesso desiderio di esplorazione della protagonista. Un affascinante invito ad esplorare sé stesso/a, i propri desideri, le proprie paure per superarle e vivere!