“Non guardare troppa tv che ti fa male” questa ce la siamo sorbita tutti anche se guardavamo “Torna a casa Lessie”. Molti studi hanno cercato di dimostrare nei decenni scorsi l’evidenza scientifica di tale saggezza genitoriale. Si è potuto in effetti provare l’effetto negativo della visione della televisione sull’attenzione, le abilità cognitive, il comportamento, il rendimento scolastico dei bambini.
“Many cross-sectional and longitudinal studies have reported deleterious effects of television (TV) viewing on the cognitive abilities, attention, behaviors, and academic performance of children (Johnson et al. 2002, 2007; Christakis et al. 2004). Longer TV viewing was associated with lower intelligence quo- tient (IQ) and reading grades in a cross-sectional study (Ridley-Johnson et al. 1983). However, the longitudinal effects of TV viewing on Full Scale IQ (FSIQ) are less clear (Gortmaker et al. 1990). In an intervention study, restricting children’s TV viewing for a short period improved their cognitive abilities (Gadberry 1981) and another longitudinal study showed that TV viewing affected attention (Landhuis et al. 2007), which in turn is correlated with a wide range of cognitive performances (Sergeant et al. 2002). Finally, longitudinal studies have shown that TV viewing has detrimental effects on verbal abilities in- cluding verbal working memory (Zimmerman and Christakis 2005).”
Ora le tecniche di neuro-imaging (MRI) dimostrano inequivocabilmente che la visione prolungata della televisione provoca cambiamenti anatomici nel cervello dei bambini tali da condurre ad un ridotto quoziente intellettivo verbale (la parte di quoziente intellettivo cioè che più è legata alla cultura generale e agli aspetti verbali mentre l’altra parte, detta di performance, del QI dipende da competenze pratiche) .
Neuroscienziati giapponesi della Tohoku University hanno sottoposto a risonanza magnetica nucleare 290 ragazzi/e compresi tra l’età di 5 ai 18 anni e hanno analizzato i risultati in base alle ore di televisione cui veniva esposto ciascun bambino. È emersa una chiara correlazione tra il numero delle ore passate davanti alla TV e le modificazioni di importanti strutture cerebrali. Tali reperti divenivano ancora più significativi quando i ricercatori riesaminavano gli stessi ragazzi/e dopo diversi anni mettendo in evidenza significativi cambiamenti anatomici nel corso del tempo. Maggiore il tempo passato davanti alla televisione, maggiori anche i cambiamenti anatomici cerebrali. Di pari passo si riduceva pure il quoziente intellettivo verbale.
Ma quali sono le aree cerebrali interessate? Naturalmente quelle della corteccia visiva, situate nel lobo occipitale. Ma anche strutture coinvolte in reazioni emozionali, eccitamento, aggressività, quali l’ipotalamo, il setto, la corteccia sensomotoria e la regione fronto-polare, – la parte anteriore del cervello – nota per la sua influenza sull’intelligenza e in particolare sul quoziente intellettivo verbale.
Modificazioni strutturali dell’ipotalamo sono caratteristiche – aggiunge Douglas Feld commentando su Brain lo studio – di pazienti con disturbo di personalità di tipo borderline, aumentata aggressività e disturbi del tono dell’umore. Ma sono soprattutto le alterazioni della corteccia fronto-polare ad essere importanti ai fini del quoziente intellettivo. La regione pre frontale (più esattamente la corteccia mediale pre frontale, le aree grigie fronto-polari, aree parietali posteriori e il giro frontale inferiore) svolge infatti un’azione molto importante nel controllo e nella regolazione degli stati mentali interiori nonché nelle funzioni cognitive superiori. Nel corso del normale sviluppo si assiste ad un progressivo assottigliamento di tali aree a partire dal l’adolescenza. I/le ragazzi/e con un migliore IQ sono quelli che presentano il maggiore assottigliamento delle stesse regioni. Al contrario un mancato assottigliamento è correlato a ridotto quoziente intellettivo verbale. Nello studio citato si è visto che la durata di visione della TV era correlata positivamente con il rapporto tra il volume della sostanza bianca regionale/volume sostanza grigia regionale , cioè con un aumento della sostanza grigia, a scapito di quella bianca, nelle zone adiacenti alle aree pre-frontali, oltre che nell’ipotalamo, nel setto e nelle aree senso-motorie.
Lo studio giapponese in questione ha inoltre dimostrato che le trasformazioni anatomiche erano proporzionalmente correlate alle ore di di televisione cui i/le ragazzi/e assistevano. Allo stesso modo anche il quoziente intellettivo verbale si riduceva in proporzione alle ore di televisione guardate con un range da zero a più di quattro ore al giorno. Tali trasformazioni sono risultate invece essere indipendenti da altri fattori, quali sesso, età, caratteristiche economici e sociali delle famiglie.
È possibile che le alterazioni suddette siano causate direttamente dalla visione della tv e/o indirettamente dalle diverse esperienze di vita avute dai bambini che guardando meno televisione, sono fisicamente più attivi leggono di più (?) e interagiscono di più con i compagni. Correttamente i ricercatori giapponesi invitano alla cautela nell’interpretazione di questi risultati. However, this interpretation may require caution
Aldilà tuttavia degli specifici risultati non proprio sorprendenti di questo studio e delle interpretazioni che se ne possono dare, l’aspetto più interessante della ricerca è secondo me quello di aver – ancora una volta – dimostrato che non solo le temute nuove tecnologie ma anche quelle vecchie cambiano il nostro cervello. Se e ammesso che Internet ci renda stupidi anche la televisione – e molto altro – può farlo. In realtà sappiamo da tempo, grazie tra l’altro a Kandel, che il nostro cervello è plastico. Nel senso che è estremamente sensibile all’ambiente in cui viviamo e viene da quest’ultimo non solo funzionalmente ma anche anatomicamente modificato. Non solo il cervello trasforma la realtà circostante ma le esperienze che noi facciamo di quest’ultima trasformano a loro volta il cervello. Anzi “l’esperienza… centrata e modulata sulle e dalle relazioni interpersonali… struttura la morfologia del cervello e ne costituisce la funzionalità… e questa strutturazione a sua volta condiziona il peculiare il modo in cui il soggetto [quel particolare individuo] farà esperienza” (Imbasciati, Cena, Neuroscienze e teoria psicoanalitica ).
In realtà lo sappiamo da molto prima. Un’esperienza tragica come quella delle ultime guerre l’aveva messa sotto gli occhi di tutti e anche Freud vi aveva riflettuto. Non solo gravi traumi organici ma anche i traumi psicologici vissuti dai soldati duranti gli attacchi, i bombardamenti, nelle trincee, nelle violenze perpetrate e subite che ogni guerra porta con sé, possono determinare gravi e spesso durature alterazioni psichiche. Le cosiddette nevrosi di guerra (segnalazione di @HansCaron) divenute poi in epoca moderna di DSM i disturbi post traumatici da stress, studiati scientificamente per la prima volta in modo approfondito sui veterani americani della guerra del Vietnam. Roth aveva già tracciato nel suo sconsolato La ribellione uno straordinario quadro di queste tragiche esistenze mutilate nell’anime prima ancora che nel corpo. Andreas reduce dalla prima guerra mondiale privo di una gamba, ha perso e perderà ancor più al suo ritorno in società come suonatore d’organetto, ogni fiducia nella giustizia, nell’uomo, in sé stesso. Per fortuna però le modificazioni cerebrali indotte dalle nostre esperienze possono essere anche positive. Ne conosciamo tutti qualcuna, dalla musica, alla lettura, al bilinguismo (segnalazione di @HansCaron) alla psicoterapia – che può essere altrettanto e talvolta più efficace dei farmaci! – , all’amore. Sono non a caso, momenti di incontro, che aprono al cambiamento. Ci si trova per uno o più momenti sulla stessa lunghezza d’onda emotiva, una metaforica luce (scintilla platonica o balintiano flash che sia) appare e nuove vie si aprono nel nostro cervello e davanti a noi. Ora la neuro-imaging puó anche fotografarle. Solo noi possiamo però fare di un contatto – con la TV, Internet, un brano letterario o musicale, un bosco, una persona – un incontro, già immaginato eppure sempre nuovo, e girare, ogni giorno, un nuovo film.
Foto Eniko Lorinczi Flickr
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