Ragazze e ragazzi oltre l’orlo di una crisi di nervi

Mentre noi discutiamo del femminismo sincero, falso, commerciale, egoistico di Chiara Ferragni, ci arrovelliamo sulla crisi dei Ferragnez, mentre il procuratore di Imperia mette sotto indagine Blanco per danneggiamento (dei fiori di Sanremo) e mentre l’Onlus Pro Vita & Famiglia presenta un esposto contro Fedez e Rosa Chemical per atti osceni in luogo pubblico (un bacio), il numero di ragazze e i ragazzi che soffrono di depressione in Europa negli ultimi tre anni è praticamente raddoppiato, in alcuni paesi del Nord addirittura triplicato. Lo certifica il rapporto dell’Ocse Health at a Glance,
Europe 2022 sulla salute dei cittadini europei pubblicato il 5.12.2022 e sul quale vale la pena tornare dopo la recente pubblicazione di un analogo rapporto sulla salute mentale dei giovani negli USA.

Prima e dopo la pandemia: lo stato psichico delle/dei giovani in Europa

Già nel 2019, quindi prima della pandemia, secondo le stime dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), più di un giovane su sei nell’UE – cioè più di 14 milioni di persone – ha avuto un problema di salute mentale (il 17,4% dei giovani di età compresa tra 15 e 29 anni in media). Ebbene, la pandemia e le misure messe in atto per contenerla (lockdown) hanno determinato un peggioramento senza precedenti della salute mentale dei giovani in tutta Europa, al punto che la quota di giovani (circa 18-29 anni) con sintomi di depressione è più che raddoppiata in diversi paesi. In tre paesi nordici – Islanda, Svezia e Norvegia – addirittura più di un giovane su tre ha riportato sintomi di depressione rispetto a circa uno su nove prima della pandemia (11% in media). L’incremento è ben evidenziato nel grafico sottostante, che indica anche la percentuale italiana, cresciuta dal 14,4 al 24,2

A livello globale, una meta-analisi del 2021 di studi che riportavano sintomi di ansia e depressione tra bambini e adolescenti (fino a 18 anni) ha rilevato che i sintomi erano il doppio rispetto ai livelli pre-pandemia, con un/a giovane su quattro che manifesta sintomi di depressione e un/a giovane su cinque che manifesta sintomi di ansia.
Mentre inoltre prima della pandemia erano gli adulti a presentare tassi maggiori di depressione, nel corso della pandemia e dopo la stessa sono i giovani a presentare più elevate percentuali di depressione rispetto agli adulti. “Questa inversione di tendenza è stata significativa: durante la pandemia, la quota di giovani che riferivano sintomi di depressione era almeno del 50% superiore alla media della popolazione in quasi tutti i paesi europei per i quali sono disponibili dati, e in alcuni paesi addirittura il doppio di quella della popolazione media”.
Non solo. Oltre a un forte aumento della prevalenza del disagio mentale, molti giovani europei con problemi di salute mentale preesistenti hanno riportato un peggioramento della loro salute mentale, con incremento ad es. dei disturbi alimentari.
La pandemia ha inoltre evidenziato i legami tra reddito, disuguaglianza e salute mentale determinando un particolare peggioramento dello stato mentale dei giovani con ristrettezze economiche. È stato pure constatato che i giovani a rischio di esclusione (LGBTIQ+) sono anche a maggior rischio di problemi di salute mentale.

Inoltre le misure attuate per contenere la pandemia non solo hanno interrotto la prevenzione e la diagnosi dei problemi di salute mentale, ma hanno anche influito negativamente sul loro trattamento. I servizi di salute mentale – sia quelli per la popolazione generale sia quelli per bambini e adolescenti – sono stati pesantemente disturbati nei paesi europei, in particolare nella primavera del 2020 durante i primi lockdown. L’aumento dei disturbi psichici da un lato e la riduzione dei servizi di assistenza psichiatrica e psicologica dall’altro si sono tradotti in un allungamento delle liste d’attesa e una sempre minore rispondenza dell’offerta di assistenza psichiatrica al reale fabbisogno della stessa. Nella primavera del 2021 e del 2022, circa un giovane su due nell’UE ha dichiarato che il proprio bisogno di cure mentali non era soddisfatto, un tasso più che doppio rispetto a quello della popolazione adulta in generale.

Gli studi citati nel rapporto OCSE hanno inoltre evidenziato che l’aumento dei disturbi psichici nelle/nei giovani è andato di pari passo con una riduzione dell’attività fisica e con un aumento invece del tempo trascorso davanti agli schermi. Ad esempio, un’indagine ha rilevato che la percentuale di bambini e adolescenti di età compresa tra i 3 e i 18 anni che trascorrevano due ore o più davanti a uno schermo ogni giorno era quasi sei volte più alta in media in Italia, Portogallo e Spagna durante il primo lockdown di marzo e aprile 2020 rispetto a prima della pandemia.


Il rapporto OCSE giunge alla conclusione che “sebbene le implicazioni a lungo termine della pandemia sulla necessità e sulla domanda di assistenza per la salute mentale siano ancora da vedere, la pandemia ha portato una nuova urgenza per le misure di prevenzione e promozione della salute mentale e per garantire che un supporto adeguato sia disponibile per coloro che ne hanno bisogno”. Il report OCSE ipotizza inoltre che “l’elevato disagio mentale in corso potrebbe riflettere l’emergere e il confluire di più crisi, come la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, la crisi del costo della vita e la crisi climatica.”

La drammatica condizione psichica della gioventù negli USA

Se questa è la drammatica situazione della salute mentale dei/delle giovani in Europa, ancora più allarmante è la fotografia scattata dal Center for Disease Control and Prevention degli USA. “The Youth Risk Behavior Survey Data Summary & Trends Report: 2011–2021” pubblicato il 13 febbraio, rileva che nel 2021 quasi 3 ragazze adolescenti statunitensi su 5 (57%) si sentono persistentemente tristi o senza speranza – il doppio rispetto ai ragazzi, con un aumento di quasi il 60% rispetto a 10 anni prima e il livello più alto registrato nell’ultimo decennio.

Non solo. Quasi 1 ragazza su 3 (30%) ha preso seriamente in considerazione l’idea di tentare il suicidio, con un aumento di quasi il 60% rispetto a dieci anni fa.
1 ragazza su 5 (18%) ha subito violenza sessuale nell’ultimo anno, con un aumento del 20% dal 2017, quando il CDC ha iniziato a monitorare questa misura.
Più di 1 ragazza su 10 (14%) è stato costretta ad avere rapporti sessuali, con un aumento del 27% dal 2019.
Il rapporto ha anche rilevato che più della metà (52%) degli studenti LGBQ+ ha sperimentato di recente una scadente salute mentale e, cosa preoccupante, che più di uno su cinque (22%) ha tentato il suicidio nell’ultimo anno.
I risultati per razza ed etnia mostrano anche livelli elevati e in peggioramento di tristezza o disperazione persistente in tutti i gruppi razziali ed etnici; inoltre, i tentativi di suicidio segnalati sono aumentati tra i giovani neri e bianchi.

The Son

I dati statistici hanno il pregio di essere obiettivi ma spesso i loro numeri non riescono a trasmetterci le drammatiche emozioni che sono necessarie per predisporci all’azione. Consiglio allora a tutte/i coloro che sono interessati/e alla salute mentale dei loro figli di andare a vedere The Son  l’opera seconda di Florian Zeller, già regista del magistrale The Father. “Il figlio” è il racconto, drammatico quanto fine, di un complesso e tormentato rapporto padre/figlio che porta a sua volta con sé il mai risolto conflitto della generazione precedente. Il male di vivere che coglie il 17enne Nicholas, pur se suscitato o forse acuito dal divorzio dei due tutt’altro che impreparati e malvolenti genitori, sembra infatti venire da lontano e al tempo stesso rappresentare quanto mai realisticamente il disagio di tanti giovani d’oggi. È un disagio, un dolore, tanto profondo quanto diffuso, che non trova parole adeguate per esprimersi, rimane celato dapprima dietro silenzi e bugie ma divora il ragazzo dall’interno privandolo di ogni gioia di vivere e, sempre più, di ogni speranza. Mentre i genitori si interrogano su sé stessi e cercano, senza riuscirci, di aiutarlo, Nicholas non trova altra strada che quella dell’autolesionismo.
Purtroppo per aiutare Nicholas e tanti altri/e giovani come lui, non bastano la comprensione, l’affetto, l’amore, pure necessari e doverosi. Non bastano nemmeno le critiche alla società capitalistica, globalizzata, improntata al rendimento e al profitto. Servono anche interesse, reale e concreto, per i bisogni dei/delle giovani, strutture e misure di intercettazione del disagio, concrete forme di ascolto e sostegno durante tutto il percorso di studio, servizi ambulatoriali e stazionari di assistenza psicologica e psichiatrica per bambine/i, adolescenti e giovani, integrazione regolamentata tra terapia pubblica e privata, formazione permanente del personale sanitario addetto ai/alle giovani, supervisione delle equipe socio-sanitarie, costante aggiornamento dei dati clinici e statistici per una rivalutazione permanente delle forme di assistenza… Servono soldi, tanti soldi, progetti, attuazioni, valutazioni, modifiche, nuovi progetti, serve che la salute mentale dei/delle giovani divenga oggetto di discussione politica, sociale, culturale e rimanga il nostro impegno anche dopo aver guardato negli occhi i nostri figli e le nostre figlie e dopo averli stretti a noi.

Immagine tratta da Swissinfo

Se hai bisogno di aiuto puoi rivolgerti ai seguenti recapiti:

Telefono Azzurro (per i minori)
https://www.azzurro.it
Telefono: 19696
Telefono Amico
http://www.telefonoamico.it
Telefono: 199 284 284

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