Il nulla non è niente


Qual è il valora del nulla? Nel caso dei vecchi biglietti ferroviari il buco realizzato dalla perforatrice, manuale del controllore o automatica della macchinetta, ne determinava l’annullamento. Nel caso dell’Emmental è il buco a creare il valore del formaggio, non a caso detto coi buchi.

Il valore del nulla 

Se rovesciamo inavvertitamente un bicchiere ad un pranzo, la/il padrona/e di casa (gentile) ci dirà probabilmente „non fa nulla“, „non è niente“, aiutandoci a superare l’imbarazzo. Quando invece da bambini subivamo un attacco fisico da un compagno prepotente, soffrendo a denti stretti, gli gridavamo spesso „non mi hai fatto niente“ per indicare che noi eravamo più forti della violenza subita e non ci lasciavamo intimidire. Il non far niente può essere vissuto con piacere e diventare un dolce far niente oppure essere percepito come un imperativo psicologico dall’iperattivo cui è stato consigliato di riposarsi dallo stress che lui stesso si crea. Il nulla, il niente, può assumere insomma significati molto diversi e addirittura antitetici a seconda della situazione, del contesto, della persona, della società in cui viene calato. Nulla di nuovo, si dirà. Eppure esempi di nulla tratti dal nostro quotidiano possono aiutarci a riflettere, perché il nulla, secondo Kierkegaard risiede nell’angoscia dell’individuo quando si trova di fronte alla libertà di prendere decisioni.

Una mostra sul nulla 

La mostra “Il nulla” (Nichts, Rien, Nothing) allestita al Museo della comunicazione di Berna stimola appunto la riflessione sul nostro rapporto con il nulla. La mostra, deliberatamente, non vuole “aver nulla a che fare con alte considerazioni filosofiche, ma predilige un’attenzione amorevole alle piccole cose della vita che a malapena notiamo. Perché il nulla ci accompagna in ogni momento della nostra vita quotidiana.” Non vi campeggiano le inevitabili citazioni di Socrate “So di non sapere nulla” o di Schopenhauer “La nostra vita può anche essere vista come un inutile episodio di disturbo nella beata tranquillità del nulla.” Vengono descritti invece i nostri quotidiani incontri con il nulla e le non sempre prevedibili conseguenze che ciò può avere su di noi, da quelle più piccole a quelle più tragiche. Che cos’è l’effetto placebo se non un nulla che ha però un effetto benefico talvolta decisivo?

Vuoto fisico e psicologico 

Il vuoto può essere una regione di spazio in cui la pressione è molto inferiore alla pressione atmosferica necessaria per procedimenti di lavorazione industriale, ad es. di cristallizzazione dello zucchero, che altrimenti otterremo solo in forma caramellizzata. Ma il vuoto può essere anche dentro di noi, quando nella depressione, non sentiamo nulla e abbiamo contemporaneamente la sensazione che questo vuoto interiore sia talmente lacerante e annichilente da giungere ad augurarci di non voler più vivere. Per fortuna nella stragrande maggioranza dei casi lasciamo il nulla dietro di noi e torniamo a vivere e a sentire, spesso con maggiore intensità di prima.

Le parole e il nulla 

Ma il nulla può segnare anche le nostre parole e la nostra comunicazione privandola di autenticità, di vitalità e dunque di efficacia. Oppure al contrario le parole possono essere estremamente efficaci nel comunicare il nulla. La fiaba dei vestiti nuovi dell’imperatore imperatore è il prototipo di una comunicazione distorta, si potrebbe dire di una disinformazione che si fa strada grazie al conformismo e alla vergogna. La storia è nota. Il protagonista è un imperatore vanitoso, estremamente dedito alla cura del suo abbigliamento. Due imbroglioni giunti in città affermano di essere tessitori e di avere a disposizione un nuovo e formidabile tessuto, leggero e meraviglioso, che ha la proprietà di risultare invisibile agli stolti e agli indegni.I cortigiani non vedono né il tessuto né il vestito ma per non passare per stolti o indegni non dicono nulla. L’imperatore tantomeno. Per cui il sovrano si trova a sfilare nudo nella sua città. Ma anche i suoi sudditi, non volendo passare per stupidi e indegni, non dicono nulla. Solo dalla bocca di un bambino uscirà la verità.
Chi è oggi l’imperatore, chi gli impostori e chi i cortigiani? Qual è il meccanismo che ci porta ad accettare il conformismo pur di non prenderci la responsabilità di un pensiero proprio e di una azione conseguente? È proprio nella libertà di dover scegliere che ci troviamo a fare i conti con il nulla. Può sembrare contraddittorio, ma è proprio la necessità di dover scegliere che genera in noi l’angoscia, dalla quale fuggiamo non scegliendo, rifugiandoci nel conformismo di ogni tipo.

Giulia 

Oggi di fronte al corpo esanime di Giulia Cecchetin, 102esima, giovanissima, vittima di femminicidio, mi chiedo cosa ci possa finalmente scuotere dal conformismo. Dal conformismo di accettare acriticamente nella vita quotidiana “l’idea del predominio maschile, che scivola nelle canzoni, nelle frasi fatte, nei piccoli ed enormi comportamenti quotidiani” Così come dal conformismo di dire “basta” sempre solo il giorno dopo, di sostenere che ci vuole una trasformazione culturale ma di lasciare i centri anti-violenza senza fondi, di condannare a parole il patriarcato ma di non proteggere le donne che denunciano minacce o violenze. È nella libertà di dover scegliere che facciamo i conti con il nulla. Se scegliamo di non scegliere, il nulla trionfa.