Riusciremo mai a discutere anche in Italia? Me lo chiedevo leggendo un ottimo studio longitudinale pubblicato su Lancet Psychiatry che ha fotografato lo stato di salute mentale di circa 60000 adolescenti (13-18 anni) islandesi nel 2016, nel 2018 e nell’ottobre del 2020, cioè durante la pandemia. La ricerca ha dimostrato che nel 2020 l’ampio campione di adolescenti analizzati ha presentato un significativo aumento dei sintomi depressivi e un complessivo peggioramento dello stato mentale, più accentuato nelle ragazze che nei ragazzi. Contemporaneamente si è assistito ad una riduzione del fumo di sigaretta, dell’uso di e-cigarette e della frequenza di intossicazione acuta da alcol.
Nell’altrettanto acuto commento allo studio si sottolineano altri fattori da considerare nel l’interpretazione dello studio. Innanzitutto il fatto che l’adolescenza è sempre una fase molto delicata per lo sviluppo psichico, nella quale, non a caso, insorgono la maggior parte dei disturbi psichici. La tendenza al peggioramento dello stato psichico inoltre era già presente prima della pandemia (2016-18) ma la pandemia l’ha significativamente accentuata. Analoghi studi condotti in Norvegia hanno inoltre consentito di individuare sotto-gruppi di adolescenti (ad es. quelli di famiglie separate) in cui il rischio di peggioramento psichico durante crisi quali la pandemia è molto più elevato. Il compito di nuovi studi psichiatrici è dunque quello di individuare con ancora maggior precisione sottogruppi a rischio e specifici fattori di resilienza, in modo che la politica trovi e metta a disposizione risorse adeguate e proponga strategie d’intervento mirate.
Sembra il migliore dei mondi possibili, o almeno il migliore dei dibattiti civici possibili, quello che Luca De Biase si augurava per l’Italia: “Se gli italiani riuscissero ad aprire luoghi intergenerazionali, interdisciplinari, interculturali destinati al dibattito civico, con lo scopo di trovare il terreno comune (non di generare la prevalenza ideologico di una parte sulle altre) farebbero un passo avanti epocale.”
In Italia accade infatti nel dibattito sugli adolescenti e la crisi pandemica, così come d’altro canto su mille altri temi, esattamente il contrario: si delinea l’oggetto del contendere sulla base di schemi ideologici predefiniti, si individuano i “fatti” che confermano il proprio impianto ideologico, ci si schiera (e si viene schierati) tra guelfi e ghibellini e, con maggiore o minor grazia, si randella il nemico, reo quanto meno di non capire nulla, se non di non voler capire o addirittura di aver distrutto il paese proprio a causa di tale inemendabile mentalità. DAD, aumento dei disturbi psichici negli adolescenti, inclinazione al sacrificio o alla comodità degli stessi, reddito di cittadinanza, minimo salariale sono solo infinite declinazioni della stessa lotta, condotta per lo più da anziani che l’adolescenza l’hanno dimenticata da tempo immemorabile e che parlano a nome degli adolescenti guardandosi bene dal lasciar loro la parola.
Quando però si ascoltano alcuni “concreti “ giovani proprio sui loro vissuti nel tempo della pandemia si rimane meravigliati e compiaciuti non solo per la loro capacità di esprimere le emozioni e sentimenti in modo molto preciso e approfondito ma anche per l’equilibrio con cui considerano e ponderano i diversi fattori in gioco e l’originalità del loro pensiero. Al più tardi nel corso di queste esperienze risulta evidente che faziosi, pigri e datati siamo noi anziani. Come potrebbe essere d’altro canto il contrario? Chi dovrebbe portare novità e originalità nel mondo se non i giovani? Scriveva Schiele a 22 anni nelle sue Lettere e poemi dopo essere stato accusato di pornografia per le sue opere ora unanimemente acclamate
“Bisogna osservare e vivere il mondo con occhi ingenui e puri per raggiungere una grande weltanschauung; — questo è un culto che vive. — il tono giusto è un libro che, per alcuni, può essere piacevole da consultare, ma si rivela del tutto inutile al mondo; in altre parole, c’è chi dovrebbe vivere attraverso i libri e chi esiste attraverso se stesso; chi sono i migliori? – questo è chiaro. — Pochi vedono il sole e tutti gli altri devono leggere romanzi e novelle per rendersi finalmente conto che c’è luce.”
Noi anziani leggiamo ormai, prevalentemente, libri sul sole. I giovani lo vedono. Può essere appassionante farselo raccontare.