Vedere suoni, sentire immagini

L’idea è di per sé molto semplice. Commentare un’immagine con la musica. È quello che spontaneamente abbiamo fatto tutti da bambini, quando “ispirati” da un paesaggio, un gesto, il viso della mamma l’abbiamo tradotto in canto o in musica con gli strumenti più semplici e improvvisati. I più musicalmente dotati di noi sono magari riusciti a tradurre in note la magia del corpo del/la partner, strimpellando sulle corde di una chitarra scordata, ricercando improbabili accordi sul piano. Abbinare immagini e suoni è una ricerca accessibile a tutti che ci accompagna per l’intera vita e per la quale la tecnologia ci è di stimolo e d’aiuto. Così è ad esempio per #tdaymusic un # nato per condividere su Twitter brani musicali ma che per la preponderanza e la facilità d’uso delle immagini su Twitter è divenuto uno stimolo all’accostamento di capolavori pittorici o grafici con quelli musicali.
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D’altro canto l’idea di descrivere creativamente e spesso genialmente immagini con la musica, di creare paesaggi musicali fa parte della storia stessa della musica, dalla tempesta di mare  di Vivaldi, ai verdi prati di Händel, alla gallina  di Haydn, al temporale  di Rossini, per arrivare all’apice romantico in cui vi è solo l’imbarazzo della scelta: Sonata al chiaro di luna di Beethoven, le  Ebridi di Mendelssohn, i poemi sinfonici  di Liszt, i notturni  di Chopin… Anche dall’impressionismo musicale al jazz la descrizione musicale è quanto mai ricercata e sviluppata dal chiaro di luna di Debussy, alla rapsodia in blu di Gershwin  alle blue Mountains  di Jarrett.
Ma l’idea di Soundscapes , la mostra in corso alla National Gallery di Londra e soprattutto la sua (splendida) realizzazione hanno un’originalità sinestetica straordinaria. A rinomati musicisti e artisti musicali è stata commissionata la creazione di brani musicali a commento di dipinti della galleria da loro scelti. Qui gli artisti e i dipinti. L’impatto è per un profano come me, semplice appassionato di musica e ancor meno di pittura, straordinariamente coinvolgente e affascinante. Ascoltare i suoni della natura raccolti ed elaborati da Chris Watson  vicino al lago dipinto da Akseli Gallen-Kallela è un’esperienza unica. “Sentire”  il dipinto dei due ambasciatori  di Holbein il giovane – che non mi aveva mai detto nulla – mi ha aperto nuove prospettive per vedere con occhi nuovi il quadro. Sentire il tema della ripetizione nella musica di Nico Muhly  mentre lo si vede all’opera nello splendido dittico Wilton  è affascinantemente perturbante. Il musicista Gabriel Yared  sostiene che la sua composizione è solo una candela davanti all’altare pittorico da venerare, nel suo caso Les Grandes Baigneuses
di Paul Cézanne. Si tratta certo di una candela di straordinaria bellezza che illumina in modo nuovo ed originale il quadro che le sta davanti. Proprio quest’aspetto di innovativa creatività non solo sinestetica è quello che viene trasmesso al visitatore accanto all’atmosfera di semplice eleganza in cui si realizza. Non messaggi rivoluzionari da dimostrare, cervellotiche elucubrazioni da ascoltare, confusi e caotici preparativi tecnici. Bastano un (facoltativo) filmato introduttivo per ascoltare qualche parola degli autori e poi semplicemente i quadri che emergono dall’oscurità di sale immerse nelle rispettive musiche. E la gioia di un dolce piacere creativo rimane nell’anima.